16 aprile 2010

Smi, disagi di chi lavora in guardia medica doppi per donne

Roma, 15 apr. (Adnkronos Salute) - "Essere donna in guardia medica raddoppia i problemi propri di questo lavoro". Rischi di aggressioni fisiche e verbali, di pestaggi ma anche di molestie e violenze sessuali. In postazioni spesso insicure, lavorando sempre con pazienti che non si conoscono, a cui è necessario fare anche visite domiciliari, e in postazioni sguarnite spesso dei minimi requisisti di sicurezza. Lo denuncia Pina Onotri, segretario organizzativo regionale del Sindacato medici italiani (Smi) Lazio, che - dalla manifestazione nazionale contro la nuova convenzione dei medici di medicina generale, organizzata oggi a Roma da Smi e Snami - ribadisce il particolare disagio dei medici di continuità assistenziale (ex guardia medica), che oltre a svolgere un lavoro spesso pericoloso non hanno diritto alle stesse tutele previste per gli altri medici del Ssn: maternità, malattia, ferie, premio di operosità e trattamento di fine rapporto. Tutele che Onotri chiede a gran voce. "Serve equiparare i medici di continuità ai camici bianchi dipendenti", dice. Una lavoro, quello delle guardie mediche che assicurano assistenza notturna (ore 20-8) e festiva, particolarmente difficile se 'al femminile'. "I problemi sono sicuramente maggiori - spiega Onotri - Si pensi solo alle violenze sessuali, sottovalutate perché spesso nemmeno denunciate: negli ultimi anni abbiamo avuto due colleghe uccise dopo essere state stuprate". E le dottoresse si difendono come possono. "Escono insieme ad altre colleghe, facendo 'squadra' - riferisce - si fanno accompagnare da amici, si fanno trasferire quando si sentono in pericolo. E in tutto questo siamo sicuramente emarginate". Per quanto riguarda la sicurezza, conclude, "a Roma abbiamo chiesto e avremo un incontro con l'assessorato alle Pari opportunità, per attuare un protocollo che preveda un contatto diretto con le forze dell'ordine".

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