7 dicembre 2010

Boom aggressioni a medici, ma 9 su 10 non denunciano

Roma, 6 dic. (Adnkronos Salute) - Minacce quotidiane, aggressioni fisiche un giorno sì e l'altro no: ormai negli ospedali italiani, nei pronto soccorso, negli ambulatori di guardia medica si registra un'escalation di aggressioni contro i medici. Tante ma non quantificabili, perché quasi mai seguite da una denuncia. Almeno 9 camici bianchi su 10 subiscono in silenzio senza rivolgersi alle forze di polizia. Spinte, botte, schiaffi, insulti, e in alcuni casi - come all'ospedale San Filippo Neri di Roma - ci scappa pure un naso fratturato. A scattare la fotografia sul fenomeno delle aggressioni contro i camici bianchi è Mario Falconi, presidente dell'Ordine dei medici di Roma."Il clima è ormai esasperato - denuncia Falconi all'Adnkronos Salute - le violenze verbali e fisiche si verificano tutti i giorni, soprattutto nei Dea e contro le guardie mediche. Non abbiamo ancora un numero preciso, proprio perché molti di questi episodi non hanno un seguito giudiziario". Ma presto qualcosa, su questo fronte, potrebbe cambiare. La Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) sta infatti pensando di inviare una sorta di direttiva alle amministrazioni delle Asl. "Chiederemo alle aziende ospedaliere - rivela il presidente della Fnomceo Amedeo Bianco - di segnalare questi episodi alle forze dell'ordine. Anche se si tratta solo di minacce verbali o insulti. Questo perché, è bene ricordarlo, i medici e gli infermieri che prestano soccorso ai pazienti stanno svolgendo in quel momento pubbliche funzioni. Sono a tutti gli effetti pubblici ufficiali, come i poliziotti, i carabinieri. Provate a minacciare un uomo delle forze dell'ordine e poi vedete che succede". Roma, 6 dic. (Adnkronos Salute) - Minacce quotidiane, aggressioni fisiche un giorno sì e l'altro no: ormai negli ospedali italiani, nei pronto soccorso, negli ambulatori di guardia medica si registra un'escalation di aggressioni contro i medici. Tante ma non quantificabili, perché quasi mai seguite da una denuncia. Almeno 9 camici bianchi su 10 subiscono in silenzio senza rivolgersi alle forze di polizia. Spinte, botte, schiaffi, insulti, e in alcuni casi - come all'ospedale San Filippo Neri di Roma - ci scappa pure un naso fratturato. A scattare la fotografia sul fenomeno delle aggressioni contro i camici bianchi è Mario Falconi, presidente dell'Ordine dei medici di Roma."Il clima è ormai esasperato - denuncia Falconi all'Adnkronos Salute - le violenze verbali e fisiche si verificano tutti i giorni, soprattutto nei Dea e contro le guardie mediche. Non abbiamo ancora un numero preciso, proprio perché molti di questi episodi non hanno un seguito giudiziario". Ma presto qualcosa, su questo fronte, potrebbe cambiare. La Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) sta infatti pensando di inviare una sorta di direttiva alle amministrazioni delle Asl. "Chiederemo alle aziende ospedaliere - rivela il presidente della Fnomceo Amedeo Bianco - di segnalare questi episodi alle forze dell'ordine. Anche se si tratta solo di minacce verbali o insulti. Questo perché, è bene ricordarlo, i medici e gli infermieri che prestano soccorso ai pazienti stanno svolgendo in quel momento pubbliche funzioni. Sono a tutti gli effetti pubblici ufficiali, come i poliziotti, i carabinieri. Provate a minacciare un uomo delle forze dell'ordine e poi vedete che succede". Anche per Cassi in medicina non c'è la certezza del risultato e gli errori sono sempre in agguato. "Ogni giorno - spiega - i medici effettuano interventi, spesso complessi, fanno diagnosi, prescrivono cure e molte volte quando accade un imprevisto non vi è neppure una responsabilità del professionista, ma questo non interessa e occorre trovare un colpevole da gettare in pasto all'opinione pubblica"."Chi commette errori deve essere punito - sottolinea Cassi - ma non è accettabile presentare tutti i medici come delinquenti. La categoria ha posto per prima la questione della qualità e della sicurezza delle cure e ha indicato più volte la via da seguire, condivisa anche dal ministro Fazio. Al contrario, le Regioni sempre di più sembrano ritenere che per garantire la tutela della salute non occorrano bravi professionisti ma solo obbedienti burocrati". Il fenomeno delle aggressioni, se prima riguardava principalmente i medici ospedalieri dei pronto soccorso e le guardie mediche, ora sembra non risparmiare più nessun camice bianco. Ora sembra investire anche i medici di famiglia, il medico di fiducia per eccellenza di ogni paziente. "Si stima che nell'ultimo periodo - spiega Falconi - la percentuale delle liti tra pazienti e medici di base stia crescendo in misura considerevole: del 15-20% circa". Se i medici di famiglia aggrediti rappresentano una novità dell'ultimo periodo, in materia di aggressioni a pagare il dazio più pesante sono però sempre i medici del pronto intervento e le guardie mediche. Soprattutto le donne. Secondo una recente indagine dello Smi (Sindacato medici italiani) del Lazio, circa 9 medici su 10 sono a rischio di aggressioni e violenze nelle sedi di continuità assistenziale (ex guardia medica). Di questi, il 45% è donna. Il 60% subisce minacce verbali, il 20% percosse, il 10% atti di vandalismo e il 10% violenza a mano armata. Il clima elettrico tra medici e pazienti finisce inevitabilmente per complicare il lavoro dei camici bianchi e del personale sanitario, che si ritrovano a lavorare con una forte pressione e con la paura di sbagliare. Secondo una recente indagine condotta dall'Ordine dei medici di Roma, il 65% dei camici bianchi si sente sotto pressione nella pratica clinica di tutti i giorni. E si 'difende' a colpi di prescrizioni. Tra il 50 e il 70% dei medici ricorre, almeno una volta, alla medicina difensiva. Largo quindi a visite specialistiche, esami di laboratorio, ricoveri e prescrizioni di farmaci a iosa, che finiscono per incidere per oltre il 10% sulla spesa sanitaria del Servizio sanitario nazionale.