14 gennaio 2010

Le negano la pillola del giorno dopo e lei denuncia la Asl

TERAMO. Ha trascinato la Asl in tribunale con l’a ccusa di non averle dato la pillola del giorno dopo. Per questo ha dovuto affrontare una maternità non voluta: ora una donna di 37 anni chiede che l’azienda sanitaria di Teramo le paghi un risarcimento danni di mezzo milione di euro. La seconda udienza davanti al giudice civile, in programma ieri, è stata aggiornata a maggio.

La donna, residente in una cittadina della costa vibratiana, è rappresentata dall’avvocato Felice Franchi del foro di Ascoli, mentre l’azienda sanitaria si è affidata all’a vvocato Bruno Massucci. La donna, oltre alla maternità non voluta, ha dovuto far fronte anche alla decisione del partner di non riconoscere il bambino che è nato da quel rapporto sessuale.

LA STORIA. Tutto inizia tre anni fa, quando durante un rapporto sessuale all’uomo che è con la donna si rompe il preservativo, causando così la dispersione del liquido seminale. Quando la giovane si accorge della lacerazione del profilattico, inizia una sorta di pellegrinaggio tra strutture sanitarie e ambulatori medici, per chiedere la pillola del giorno dopo ed interrompere così quella gravidanza non programmata. Per prima cosa prova a chiedere aiuto alla guardia medica di Tortoreto, che però si rifiuta di prescriverle l’anticoncezionale. Il giorno dopo, secondo quanto denunciato dalla donna nell’atto di citazione, tenta la strada del pronto soccorso dell’ospedale di Giulianova. I medici del pronto soccorso, dopo averla visitata, la indirizzano al reparto di ginecologia. Qui arriva un nuovo categorico no alla pillola. Lo stesso succede anche alla guardia medica di Giulianova dove è stata mandata dai medici. Solo dopo qualche giorno ottiene da un medico ginecologo la ricetta per l’acquisto del farmaco. Ma è troppo tardi: è trascorso troppo tempo tra l’avvenuto rapporto sessuale e l’assunzione della pillola del giorno dopo.



LA GRAVIDANZA. La donna vive 28 giorni in ansia, sperando di non essere rimasta incinta. Ma le successive analisi e il test di gravidanza non lasciano spazio ai dubbi. La 37enne dopo nove mesi partorisce un maschietto. La giovane mamma spera almeno nel sostegno economico e morale del padre del bimbo, ma l’uomo non vuole riconoscerlo. La donna, come sostiene nell’atto di citazione, deve affrontare la gravidanza da sola «subendo un danno morale, biologico, esistenziale, patrimoniale e alla vita di relazione». «Il ritardo con cui la sanità pubblica le ha prestato soccorso per interrompere la gravidanza prima della formazione del feto», si legge ancora nella denuncia presentata dalla donna, «è stato deleterio». Una omissione considerata grave dalla mamma che ha deciso di chiedere un maxi risarcimento danni alla Asl che le ha vietato la pillola del giorno dopo. Prima di ricorrere alla carta bollata, la donna ha tentato anche di ottenere in via breve un ristoro economico dalla Asl ma senza successo, visto che la sua richiesta di risarcimento non ha avuto nessuna risposta. Ha così deciso di agire con una denuncia trascinando l’ azienda sanitaria locale davanti al tribunale civile di Teramo per chiedere giustizia. Ora sarà il giudice a decidere.

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