Roma, 6 dic. (Adnkronos Salute) - Minacce quotidiane, aggressioni fisiche un giorno sì e l'altro no: ormai negli ospedali italiani, nei pronto soccorso, negli ambulatori di guardia medica si registra un'escalation di aggressioni contro i medici. Tante ma non quantificabili, perché quasi mai seguite da una denuncia. Almeno 9 camici bianchi su 10 subiscono in silenzio senza rivolgersi alle forze di polizia. Spinte, botte, schiaffi, insulti, e in alcuni casi - come all'ospedale San Filippo Neri di Roma - ci scappa pure un naso fratturato. A scattare la fotografia sul fenomeno delle aggressioni contro i camici bianchi è Mario Falconi, presidente dell'Ordine dei medici di Roma."Il clima è ormai esasperato - denuncia Falconi all'Adnkronos Salute - le violenze verbali e fisiche si verificano tutti i giorni, soprattutto nei Dea e contro le guardie mediche. Non abbiamo ancora un numero preciso, proprio perché molti di questi episodi non hanno un seguito giudiziario". Ma presto qualcosa, su questo fronte, potrebbe cambiare. La Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) sta infatti pensando di inviare una sorta di direttiva alle amministrazioni delle Asl. "Chiederemo alle aziende ospedaliere - rivela il presidente della Fnomceo Amedeo Bianco - di segnalare questi episodi alle forze dell'ordine. Anche se si tratta solo di minacce verbali o insulti. Questo perché, è bene ricordarlo, i medici e gli infermieri che prestano soccorso ai pazienti stanno svolgendo in quel momento pubbliche funzioni. Sono a tutti gli effetti pubblici ufficiali, come i poliziotti, i carabinieri. Provate a minacciare un uomo delle forze dell'ordine e poi vedete che succede". Roma, 6 dic. (Adnkronos Salute) - Minacce quotidiane, aggressioni fisiche un giorno sì e l'altro no: ormai negli ospedali italiani, nei pronto soccorso, negli ambulatori di guardia medica si registra un'escalation di aggressioni contro i medici. Tante ma non quantificabili, perché quasi mai seguite da una denuncia. Almeno 9 camici bianchi su 10 subiscono in silenzio senza rivolgersi alle forze di polizia. Spinte, botte, schiaffi, insulti, e in alcuni casi - come all'ospedale San Filippo Neri di Roma - ci scappa pure un naso fratturato. A scattare la fotografia sul fenomeno delle aggressioni contro i camici bianchi è Mario Falconi, presidente dell'Ordine dei medici di Roma."Il clima è ormai esasperato - denuncia Falconi all'Adnkronos Salute - le violenze verbali e fisiche si verificano tutti i giorni, soprattutto nei Dea e contro le guardie mediche. Non abbiamo ancora un numero preciso, proprio perché molti di questi episodi non hanno un seguito giudiziario". Ma presto qualcosa, su questo fronte, potrebbe cambiare. La Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) sta infatti pensando di inviare una sorta di direttiva alle amministrazioni delle Asl. "Chiederemo alle aziende ospedaliere - rivela il presidente della Fnomceo Amedeo Bianco - di segnalare questi episodi alle forze dell'ordine. Anche se si tratta solo di minacce verbali o insulti. Questo perché, è bene ricordarlo, i medici e gli infermieri che prestano soccorso ai pazienti stanno svolgendo in quel momento pubbliche funzioni. Sono a tutti gli effetti pubblici ufficiali, come i poliziotti, i carabinieri. Provate a minacciare un uomo delle forze dell'ordine e poi vedete che succede". Anche per Cassi in medicina non c'è la certezza del risultato e gli errori sono sempre in agguato. "Ogni giorno - spiega - i medici effettuano interventi, spesso complessi, fanno diagnosi, prescrivono cure e molte volte quando accade un imprevisto non vi è neppure una responsabilità del professionista, ma questo non interessa e occorre trovare un colpevole da gettare in pasto all'opinione pubblica"."Chi commette errori deve essere punito - sottolinea Cassi - ma non è accettabile presentare tutti i medici come delinquenti. La categoria ha posto per prima la questione della qualità e della sicurezza delle cure e ha indicato più volte la via da seguire, condivisa anche dal ministro Fazio. Al contrario, le Regioni sempre di più sembrano ritenere che per garantire la tutela della salute non occorrano bravi professionisti ma solo obbedienti burocrati". Il fenomeno delle aggressioni, se prima riguardava principalmente i medici ospedalieri dei pronto soccorso e le guardie mediche, ora sembra non risparmiare più nessun camice bianco. Ora sembra investire anche i medici di famiglia, il medico di fiducia per eccellenza di ogni paziente. "Si stima che nell'ultimo periodo - spiega Falconi - la percentuale delle liti tra pazienti e medici di base stia crescendo in misura considerevole: del 15-20% circa". Se i medici di famiglia aggrediti rappresentano una novità dell'ultimo periodo, in materia di aggressioni a pagare il dazio più pesante sono però sempre i medici del pronto intervento e le guardie mediche. Soprattutto le donne. Secondo una recente indagine dello Smi (Sindacato medici italiani) del Lazio, circa 9 medici su 10 sono a rischio di aggressioni e violenze nelle sedi di continuità assistenziale (ex guardia medica). Di questi, il 45% è donna. Il 60% subisce minacce verbali, il 20% percosse, il 10% atti di vandalismo e il 10% violenza a mano armata. Il clima elettrico tra medici e pazienti finisce inevitabilmente per complicare il lavoro dei camici bianchi e del personale sanitario, che si ritrovano a lavorare con una forte pressione e con la paura di sbagliare. Secondo una recente indagine condotta dall'Ordine dei medici di Roma, il 65% dei camici bianchi si sente sotto pressione nella pratica clinica di tutti i giorni. E si 'difende' a colpi di prescrizioni. Tra il 50 e il 70% dei medici ricorre, almeno una volta, alla medicina difensiva. Largo quindi a visite specialistiche, esami di laboratorio, ricoveri e prescrizioni di farmaci a iosa, che finiscono per incidere per oltre il 10% sulla spesa sanitaria del Servizio sanitario nazionale.
7 dicembre 2010
4 ottobre 2010
160
160 GIORNI SENZA SEGRETERIA REGIONALE DI SETTORE IN VENETO
COMPLIMENTI A CHI HA ACCUSATO IL SOTTOSCRITTO DI IMMOBILITA' E COLLUSIONE!!!!
4 settembre 2010
Santa Teresa, inchiesta sulla guardia medica
SANTA TERESA. La Procura di Tempio, su segnalazione dei carabinieri, ha aperto un fascicolo su una vicenda che coinvolge cinque medici e diversi studenti di medicina che hanno prestato la loro opera alla guardia medica di Santa Teresa, nessuno dei quali sarebbe ancora ufficialmente indagato. Diversi e gravi i reati ipotizzati: peculato, truffa, danno erariale, esercizio abusivo della professione. L'inchiesta riguarda una vicenda estiva, anche se non è detto che si riferisca all'estate in corso: è più probabile che la denuncia dei carabinieri di Santa Teresa e di Tempio si riferisca a fatti avvenuti negli anni passati.
I fatti. Ogni guardia medica viene fornita dalla Asl di competenza di un bollettario e di un registro. Sul primo viene segnato il costo della visita - quello massimo fissato dalla Asl è di 25 euro - e sul secondo i dati del paziente. Mensilmente le somme incassate vanno versate alla tesoreria della Asl. Ma pare a che a Santa Teresa le cose non funzionassero esattamente così. L'onorario per le visite in molti casi avrebbe superato abbondantemente i 25 euro fissati dalla Asl per arrivare anche a 70 e 80 euro. Inoltre non sempre l'importo pagato sarebbe stato versato alla fine del mese nelle casse dell'Azienda sanitaria. Stando alle prime risultanze pare che gli operatori anziché rilasciare al paziente la ricevuta staccata dal bollettario, per così dire ufficiale, rilasciassero solo fotocopie. In diversi casi la visita del paziente pare non fosse fatta dal medico di turno ma da uno dei tirocinanti, non laureati, che avrebbero prescritto i medicinali su ricette precedentemente firmate dal medico. Infine sembra che nel corso di alcune perquisizioni siano stati trovati foglietti contenenti istruzioni per l'uso, nel caso qualcuno avesse scoperto il sistema truffaldino.
Massimo riserbo, dunque, sull'inchiesta tuttora in corso e massimo riserbo anche su come si sia arrivati alla scoperta della truffa. A mettere i carabinieri in allarme potrebbe essere stata comunque una scazzottata fra due medici rivali che aspiravano a prestare servizio nella guardia medica di Santa Teresa, una sede che, a quanto si dice negli ambienti medici, sarebbe molta ambita e contesa. Potrebbe essere stato qualche turista, il cui nome non appare però sul registro dei pazienti visitati, che insospettito dai comportamenti dei medici avrebbe consegnato ai carabinieri la fotocopia della ricevuta di pagamento.
Ma nel fascicolo aperto dalla procura della Repubblica di Tempio non c'è solo il rapporto dei carabinieri o la denuncia di un turista. Sembra infatti che la direzione della Asl di Olbia abbia già consegnato agli inquirenti bollettari e registri che documentano gli ultimi cinque anni di attività della guardia medica di Santa Teresa. L'inchiesta dunque si basa su più di un elemento di prova.
I fatti. Ogni guardia medica viene fornita dalla Asl di competenza di un bollettario e di un registro. Sul primo viene segnato il costo della visita - quello massimo fissato dalla Asl è di 25 euro - e sul secondo i dati del paziente. Mensilmente le somme incassate vanno versate alla tesoreria della Asl. Ma pare a che a Santa Teresa le cose non funzionassero esattamente così. L'onorario per le visite in molti casi avrebbe superato abbondantemente i 25 euro fissati dalla Asl per arrivare anche a 70 e 80 euro. Inoltre non sempre l'importo pagato sarebbe stato versato alla fine del mese nelle casse dell'Azienda sanitaria. Stando alle prime risultanze pare che gli operatori anziché rilasciare al paziente la ricevuta staccata dal bollettario, per così dire ufficiale, rilasciassero solo fotocopie. In diversi casi la visita del paziente pare non fosse fatta dal medico di turno ma da uno dei tirocinanti, non laureati, che avrebbero prescritto i medicinali su ricette precedentemente firmate dal medico. Infine sembra che nel corso di alcune perquisizioni siano stati trovati foglietti contenenti istruzioni per l'uso, nel caso qualcuno avesse scoperto il sistema truffaldino.
Massimo riserbo, dunque, sull'inchiesta tuttora in corso e massimo riserbo anche su come si sia arrivati alla scoperta della truffa. A mettere i carabinieri in allarme potrebbe essere stata comunque una scazzottata fra due medici rivali che aspiravano a prestare servizio nella guardia medica di Santa Teresa, una sede che, a quanto si dice negli ambienti medici, sarebbe molta ambita e contesa. Potrebbe essere stato qualche turista, il cui nome non appare però sul registro dei pazienti visitati, che insospettito dai comportamenti dei medici avrebbe consegnato ai carabinieri la fotocopia della ricevuta di pagamento.
Ma nel fascicolo aperto dalla procura della Repubblica di Tempio non c'è solo il rapporto dei carabinieri o la denuncia di un turista. Sembra infatti che la direzione della Asl di Olbia abbia già consegnato agli inquirenti bollettari e registri che documentano gli ultimi cinque anni di attività della guardia medica di Santa Teresa. L'inchiesta dunque si basa su più di un elemento di prova.
17 luglio 2010
Approvato in Conferenza Stato Regioni ACN Medicina Generale
Durante la riunione dell'8 luglio u.s. è stato approvato l'ACN della Medicina Generale biennio 2008-2009, tale approvazione risolve i dubbi di chi pensava che la finanziaria 2010 avrebbe di fatto bloccato tale rinnovo contrattuale e dimostra pienamente la necessità dello sforzo effettuato da FIMMG per una immediata discussione per tale biennio che ne portò alla firma nei mesi scorsi, con le successive firme critiche, tecniche o coatte come qualche altro sindacato le ha giustificate. E' evidente che la firma da parte di FIMMG si potrebbe solo definire come "firma responsabile":
- verso una categoria
- verso un sistema assistenziale territoriale
- verso un paese
La parola adesso agli accordi integrativi regionali.
- verso una categoria
- verso un sistema assistenziale territoriale
- verso un paese
La parola adesso agli accordi integrativi regionali.
16 luglio 2010
Caldo: Guardia medica in affanno, triplicate chiamate ma strutture inadeguate
Roma, 15 lug. (Adnkronos Salute) - Servizi di Guardia medica in affanno in questi giorni di afa. Le chiamate, complice l'afa, sono triplicate superando il milione e mezzo per i 4 mila medici in servizio di notte - dalla 20 alle 8 del mattino - e nei week end, quando devono garantire la continuità delle cure ai cittadini nelle ore in cui sono chiusi gli ambulatori dei medici di famiglia e dei pediatri. Ma le strutture sono inadeguate, spiega Silvestro Scotti, segretario nazionale della continuità assistenziale della Federazione dei medici di medicina generale ((Fimmg). "La maggioranza delle postazioni - precisa all'Adnkronos Salute - non è dotata di aria condizionata. Difficile soccorrere persone che hanno malori per il caldo".
"In media - stima Scotti - i medici di turno, in condizioni normali, hanno circa 10-15 chiamate per turno. In queste giorni si è arrivati a 30-45 chiamate per medico". Tutto questo in "situazioni di assolute disagio". "C'è un'emergenza calore anche per le strutture - ironizza Scotti - che oltre ad essere poco attrezzate in generale mancano di aria condizionata, e non sono adatte a un'attività di assistenza con queste temperature".
"In media - stima Scotti - i medici di turno, in condizioni normali, hanno circa 10-15 chiamate per turno. In queste giorni si è arrivati a 30-45 chiamate per medico". Tutto questo in "situazioni di assolute disagio". "C'è un'emergenza calore anche per le strutture - ironizza Scotti - che oltre ad essere poco attrezzate in generale mancano di aria condizionata, e non sono adatte a un'attività di assistenza con queste temperature".
12 luglio 2010
Guardie mediche, soccorso dimezzato: dovrebbero essere 714, sono 312 Dieci minuti l'attesa media al telefono.
Caldo e medici di famiglia in ferie, centralini e pronto soccorso presi d'assalto
Il Messaggero
di Laura Bogliolo e Luca Brugnara
ROMA (11 luglio) - «Ci scusiamo per il protrarsi dell’attesa, le persone in coda sono ...». Chiamare la guardia medica nei weekend d’estate può trasformarsi in un’esperienza da dimenticare, anche perché a Roma e provincia c’è solo una guardia medica per circa 13mila abitanti (dovrebbe essercene uno ogni 6.500). Si può aspettare fino a 18 minuti, addirittura trovare la linea isolata se l’emergenza scatta tra le 00.30 e l’una di notte. Non va meglio se si decide di andare al pronto soccorso dove le attese notturne possono arrivare fino a 4 ore. L’aumento dei malori per il caldo, il taglio al personale infermieristico scattato in alcuni ospedali mettono in crisi la sanità d’emergenza. Anche perché in alcuni casi la mancanza di infermieri porta al taglio dei posti letti nei reparti e all’attesa (anche 2-3 giorni) nel pronto soccorso prima che si liberi un posto.
La guardia medica. Nella centrale di ascolto del Comune di Roma ci sono 8 linee. Secondo la rilevazione fatta dal Messaggero su 24 tentativi fatti tra le 20.30 di venerdì e le 17 di ieri al numero 06.570600, 22 volte si resta in attesa in media per 10 minuti e per due volte la linea è isolata. Alle 21.30, con 5 persone in linea, si arriva a 16 minuti in attesa. La risposta è sempre gentile. «Scusi per la lunga attesa - spiega uno dei medici - in questi giorni, con l’afa, le telefonate sono numerose». La situazione più critica tra le 0.30 e l’1: la linea è isolata. «Può succedere - afferma un medico - soprattutto se si chiama dai cellulari in caso di sovrapposizione di telefonate». Nella mattina e il pomeriggio l’attesa è stata tra i 9 e i 14 minuti.
Sotto organico. «Le guardie mediche sono sotto organico» spiega Aldo Vittorio Sotira, responsabile regionale e provinciale del Fimmg (Federazione italiana medici di famiglia) del settore continuità assistenziale (ossia le guardie mediche). «Secondo il contratto integrativo regionale del 2006 a Roma dovrebbe esserci una guardia medica ogni 6.500 abitanti, nella provincia (esclusa Roma) una ogni 5.000, in media complessivamente dovrebbero essere 714 invece sono solo 312». Capita così che «a Ostia ci sono nove medici di guardia, ma dovrebbero essere una ventina». Stessa situazione secondo Sotira all’Eur, al Tuscolano e al Tiburtino.
I pronto soccorso. Attese fino a 4 ore di notte e taglio dei posti letto che ricadono sul lavoro nei pronto soccorso. «L’assenza di posti letto nei reparti per mancanza di infermieri provoca attese di 2-3 giorni al pronto soccorso - spiega Adolfo Paganelli, responsabile Dea del Policlinico Casilino - la novità è che questa criticità tipica della zona Est di Roma si sta estendendo in altri ospedali, come il San Camillo». Allarme da Andrea Ciolli, responsabile del reparto di Cardiologia d’urgenza dell’ospedale Sandro Pertini. «Nel mio reparto ci sono 10 posti letto - spiega Ciolli, che è anche responsabile aziendale Cgil nella struttura - la prossima settimana diventeranno probabilmente 5 per la mancanza del personale infermieristico e ci saranno gravi ricadute sul pronto soccorso».
Senza barelle, il 118 bloccato. Ieri mattina un operatore del 118 denunciava di essere rimasto bloccato per 4 ore al pronto soccorso del San Camillo «perché all’ospedale mancavano barelle e abbiamo dovuto lasciare la nostra».
Attese e caldo. Al San Camillo venerdì sera le attese erano estenuanti. «Sono arrivata alle 19.30 - racconta Adele Morsucci - mia sorella è un codice bianco e sono quattro ore che aspettiamo». Alcuni pazienti denunciano anche l’assenza di aria condizionata nei reparti di chirurgia d’urgenza e ortopedia della struttura. Caldo e attese anche al Policlinico Umberto I. Intorno a mezzanotte 23 le persone visitate, 17 in attesa. «L’afflusso in estate aumenta del 15-20% - dichiara uno degli infermieri - con 15-20 persone all’ora». Al San Giovanni all’una di notte, 19 le persone in attesa, altrettante dentro.
Pochi medici nelle ambulanze. «Molte chiamate al 118 potrebbero essere risolte a domicilio se ci fossero più medici nelle ambulanze - conclude Sotira - ma a Roma e provincia di notte ci sono solo 4 mezzi del 118 con medici a bordo».
Il Messaggero
di Laura Bogliolo e Luca Brugnara
ROMA (11 luglio) - «Ci scusiamo per il protrarsi dell’attesa, le persone in coda sono ...». Chiamare la guardia medica nei weekend d’estate può trasformarsi in un’esperienza da dimenticare, anche perché a Roma e provincia c’è solo una guardia medica per circa 13mila abitanti (dovrebbe essercene uno ogni 6.500). Si può aspettare fino a 18 minuti, addirittura trovare la linea isolata se l’emergenza scatta tra le 00.30 e l’una di notte. Non va meglio se si decide di andare al pronto soccorso dove le attese notturne possono arrivare fino a 4 ore. L’aumento dei malori per il caldo, il taglio al personale infermieristico scattato in alcuni ospedali mettono in crisi la sanità d’emergenza. Anche perché in alcuni casi la mancanza di infermieri porta al taglio dei posti letti nei reparti e all’attesa (anche 2-3 giorni) nel pronto soccorso prima che si liberi un posto.
La guardia medica. Nella centrale di ascolto del Comune di Roma ci sono 8 linee. Secondo la rilevazione fatta dal Messaggero su 24 tentativi fatti tra le 20.30 di venerdì e le 17 di ieri al numero 06.570600, 22 volte si resta in attesa in media per 10 minuti e per due volte la linea è isolata. Alle 21.30, con 5 persone in linea, si arriva a 16 minuti in attesa. La risposta è sempre gentile. «Scusi per la lunga attesa - spiega uno dei medici - in questi giorni, con l’afa, le telefonate sono numerose». La situazione più critica tra le 0.30 e l’1: la linea è isolata. «Può succedere - afferma un medico - soprattutto se si chiama dai cellulari in caso di sovrapposizione di telefonate». Nella mattina e il pomeriggio l’attesa è stata tra i 9 e i 14 minuti.
Sotto organico. «Le guardie mediche sono sotto organico» spiega Aldo Vittorio Sotira, responsabile regionale e provinciale del Fimmg (Federazione italiana medici di famiglia) del settore continuità assistenziale (ossia le guardie mediche). «Secondo il contratto integrativo regionale del 2006 a Roma dovrebbe esserci una guardia medica ogni 6.500 abitanti, nella provincia (esclusa Roma) una ogni 5.000, in media complessivamente dovrebbero essere 714 invece sono solo 312». Capita così che «a Ostia ci sono nove medici di guardia, ma dovrebbero essere una ventina». Stessa situazione secondo Sotira all’Eur, al Tuscolano e al Tiburtino.
I pronto soccorso. Attese fino a 4 ore di notte e taglio dei posti letto che ricadono sul lavoro nei pronto soccorso. «L’assenza di posti letto nei reparti per mancanza di infermieri provoca attese di 2-3 giorni al pronto soccorso - spiega Adolfo Paganelli, responsabile Dea del Policlinico Casilino - la novità è che questa criticità tipica della zona Est di Roma si sta estendendo in altri ospedali, come il San Camillo». Allarme da Andrea Ciolli, responsabile del reparto di Cardiologia d’urgenza dell’ospedale Sandro Pertini. «Nel mio reparto ci sono 10 posti letto - spiega Ciolli, che è anche responsabile aziendale Cgil nella struttura - la prossima settimana diventeranno probabilmente 5 per la mancanza del personale infermieristico e ci saranno gravi ricadute sul pronto soccorso».
Senza barelle, il 118 bloccato. Ieri mattina un operatore del 118 denunciava di essere rimasto bloccato per 4 ore al pronto soccorso del San Camillo «perché all’ospedale mancavano barelle e abbiamo dovuto lasciare la nostra».
Attese e caldo. Al San Camillo venerdì sera le attese erano estenuanti. «Sono arrivata alle 19.30 - racconta Adele Morsucci - mia sorella è un codice bianco e sono quattro ore che aspettiamo». Alcuni pazienti denunciano anche l’assenza di aria condizionata nei reparti di chirurgia d’urgenza e ortopedia della struttura. Caldo e attese anche al Policlinico Umberto I. Intorno a mezzanotte 23 le persone visitate, 17 in attesa. «L’afflusso in estate aumenta del 15-20% - dichiara uno degli infermieri - con 15-20 persone all’ora». Al San Giovanni all’una di notte, 19 le persone in attesa, altrettante dentro.
Pochi medici nelle ambulanze. «Molte chiamate al 118 potrebbero essere risolte a domicilio se ci fossero più medici nelle ambulanze - conclude Sotira - ma a Roma e provincia di notte ci sono solo 4 mezzi del 118 con medici a bordo».
7 luglio 2010
Segreteria Regionale Veneto
Carissimi amici,
da fine marzo la Regione Veneto non ha più una Segreteria Regionale CA.
L'ultimo esecutivo regionale ha di fatto sfiduciato il sottoscritto non volendo discutere il primo punto all'odg e cioè la discussione ed approvazione del verbale dell'assemblea che eleggeva il segretario.
Nel mio anno di segreteria di settore, vissuto all'interno di una diatriba tra l'assistenza primaria che di fatto ha congelato le trattative regionali, i dati sono stati:
Una delle accuse dei voltagabbana, dopo quella gravissima ed infondata di aver venduto il Settore alle correnti politiche del momento (la neutralità del Settore è stata considerata schieramento contro la Segreteria Generale vigente....????????), è stato la scarsa attività della segreteria.
A voi le conclusioni (tutti i dati sono a vostra disposizione)
La mia domanda è:
il presidente nazionale di settore nonchè ex vicesegretario regionale che mi ha accusato di immobilismo ha dichiarato che avrebbe convocato, a norma di statuto, l'assemblea elettiva entro 15 giorni.
Sono passati 4 mesi e non si è mosso nulla.
E' questa l'energia e l'operatività di cui abbiamo bisogno?
E' normale che una Regione stia senza Segreteria di Settore?
A voi la risposta.
Un caro saluto
GG
da fine marzo la Regione Veneto non ha più una Segreteria Regionale CA.
L'ultimo esecutivo regionale ha di fatto sfiduciato il sottoscritto non volendo discutere il primo punto all'odg e cioè la discussione ed approvazione del verbale dell'assemblea che eleggeva il segretario.
Nel mio anno di segreteria di settore, vissuto all'interno di una diatriba tra l'assistenza primaria che di fatto ha congelato le trattative regionali, i dati sono stati:
- circa 50 discussioni aperte (a fronte di una decina di risposte) in plenaria sul gruppo di discussione della segr regionale inerenti problematiche locali da risolvere presso varie ASL.
- Richiesta e partecipazione (1 anno fermi grazie alla paralisi politica) ai comitati regionali dove grazie al segretario i distacchi sindacali vengono riconosciuti come giusto che sia anche ai medici di CA.
- Apertura dei tavoli di trattativa sui patti presso aziende dove la CA non era nemmeno considerata.
- Partecipazioni a Segreterie Regionali mantenendo la neutralità politica del Settore.
- Patecipazione ad incontri Scientifici portando i dati di attività del Settore sul teritorio.
- Fondazione della Sezione e nomina dell'Esecutivo presso la Provincia di Belluno (storicamente senza Settore).
Una delle accuse dei voltagabbana, dopo quella gravissima ed infondata di aver venduto il Settore alle correnti politiche del momento (la neutralità del Settore è stata considerata schieramento contro la Segreteria Generale vigente....????????), è stato la scarsa attività della segreteria.
A voi le conclusioni (tutti i dati sono a vostra disposizione)
La mia domanda è:
il presidente nazionale di settore nonchè ex vicesegretario regionale che mi ha accusato di immobilismo ha dichiarato che avrebbe convocato, a norma di statuto, l'assemblea elettiva entro 15 giorni.
Sono passati 4 mesi e non si è mosso nulla.
E' questa l'energia e l'operatività di cui abbiamo bisogno?
E' normale che una Regione stia senza Segreteria di Settore?
A voi la risposta.
Un caro saluto
GG
30 giugno 2010
Comunicato Stampa
Problema : sicurezza sedi di Guardia Medica
A giudizio l’aggressore della dottoressa di Guardia Medica di Rignano Garganico.
FIMMG - Continuità Assistenziale si costituisce parte civile
Si è aperto stamane di fronte alla I^ Sezione Penale del Tribunale di Foggia, Presidente il Dott. A. DE LUCE, Giudici a latere Dr.sse C. CORVINO ed E. TIZZANI, il processo nei confronti dell’aggressore della dottoressa di guardia medica in servizio a Rignano Garganico nella notte tra il 29 ed il 30 novembre dello scorso anno. Il tentativo di violenza sessuale procurò al medico lesioni gravi giudicate guaribili in quaranta giorni e danni morali di difficile guarigione.
Nel corso della prima udienza la F.I.M.M.G. (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale) – Settore Continuità Assistenziale, (Avv. Delia DI ROMA), nella persona del suo segretario provinciale, Dott. Pierluigi DE PAOLIS, l’Ordine dei Medici Chirurghi (Avv. Luigi MIRANDA) e la Associazione Italiana Donne Medico, (Avv. Delia DI ROMA) nella persona del Presidente Provinciale, Dr.ssa M. Teresa VACCARO, hanno chiesto ed ottenuto la costituzione di parte civile nei confronti dell’aggressore della collega così duramente colpita.
“L’azione legale è giustificata dalla necessità di recuperare dignità ad un servizio essenziale troppo spesso dimenticato e sottovalutato ed a professionisti che operano quasi sempre in condizioni precarie e di pericolo per la loro incolumità pur di assicurare prestazioni sanitarie in condizioni di urgenza.” – ha dichiarato Pierluigi DE PAOLIS, segretario provinciale del Settore Continuità Assistenziale della F.I.M.M.G. di Foggia
“Il nostro impegno attualmente si sta profondendo per assicurare alle sedi di Guardia Medica misure di sicurezza e condizioni di maggior decoro, che restituiscano un minimo di serenità ad operatori sanitari offesi profondamente.” – ha aggiunto DE PAOLIS.
Il processo è stato aggiornato al 9 Luglio p.v. per il dibattimento e le conclusioni.
Dott. Pierluigi DE PAOLIS
Segretario Provinciale
F.I.M.M.G. – Continuità Assistenziale
A giudizio l’aggressore della dottoressa di Guardia Medica di Rignano Garganico.
FIMMG - Continuità Assistenziale si costituisce parte civile
Si è aperto stamane di fronte alla I^ Sezione Penale del Tribunale di Foggia, Presidente il Dott. A. DE LUCE, Giudici a latere Dr.sse C. CORVINO ed E. TIZZANI, il processo nei confronti dell’aggressore della dottoressa di guardia medica in servizio a Rignano Garganico nella notte tra il 29 ed il 30 novembre dello scorso anno. Il tentativo di violenza sessuale procurò al medico lesioni gravi giudicate guaribili in quaranta giorni e danni morali di difficile guarigione.
Nel corso della prima udienza la F.I.M.M.G. (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale) – Settore Continuità Assistenziale, (Avv. Delia DI ROMA), nella persona del suo segretario provinciale, Dott. Pierluigi DE PAOLIS, l’Ordine dei Medici Chirurghi (Avv. Luigi MIRANDA) e la Associazione Italiana Donne Medico, (Avv. Delia DI ROMA) nella persona del Presidente Provinciale, Dr.ssa M. Teresa VACCARO, hanno chiesto ed ottenuto la costituzione di parte civile nei confronti dell’aggressore della collega così duramente colpita.
“L’azione legale è giustificata dalla necessità di recuperare dignità ad un servizio essenziale troppo spesso dimenticato e sottovalutato ed a professionisti che operano quasi sempre in condizioni precarie e di pericolo per la loro incolumità pur di assicurare prestazioni sanitarie in condizioni di urgenza.” – ha dichiarato Pierluigi DE PAOLIS, segretario provinciale del Settore Continuità Assistenziale della F.I.M.M.G. di Foggia
“Il nostro impegno attualmente si sta profondendo per assicurare alle sedi di Guardia Medica misure di sicurezza e condizioni di maggior decoro, che restituiscano un minimo di serenità ad operatori sanitari offesi profondamente.” – ha aggiunto DE PAOLIS.
Il processo è stato aggiornato al 9 Luglio p.v. per il dibattimento e le conclusioni.
Dott. Pierluigi DE PAOLIS
Segretario Provinciale
F.I.M.M.G. – Continuità Assistenziale
31 maggio 2010
FIMMG Continuità Assistenziale e Stefano Leonardi alla Consulta ENPAM
Stefano Leonardi con 1876 voti contro i 1261 voti di Crudele, oltretutto candidato uscente, è stato eletto alla Consulta Nazionale per il Fondo della Medicina Generale Medici Continuità Assistenziale e Emergenza Territoriale.
E' una vittoria storica poichè:
- per prima volta da quando esiste FIMMG Continuità Assistenziale, un suo rappresentante viene eletto alla Consulta;
- ottenuta contro due sindacati considerati maggiormente rappresentativi ovvero lo SMI e lo SNAMI che si erano coalizzati per ottenere una loro rappresentatività nella consulta poco interessandosi se tale alleanza di fatto distorceva per i medici di Continuità Assistenziale e di Emergenza il risultato;
- è la risposta di un gruppo di dirigenti sindacali che hanno fatto del lavoro di squadra e dello sviluppo del senso di responsabilità delle periferie, la loro maggior forza.
Sarebbe per me difficile esprimere il ringraziamento a quanti iscritti e non iscritti del Settore hanno permesso questa vittoria, poichè hanno dimostrato che il lavoro paga e che l'evoluzione verso il ruolo unico è una cosa possibile, ma soprattutto è possibile per Davide (FIMMG C.A.) battere Golia (SMI e SNAMI), soprattutto quando l'arroganza della conquista del potere supera la necessità di permettere a una categoria di autorappresentarsi e di autodeterminarsi in un ambito quello delle tutele previdenziali che oggi più che mai hanno la necessità per i medici di medicina generale a quota oraria di essere chiare e leggibili a garanzia anche del loro futuro. Oggi forse noi siamo un poco più padroni del nostro futuro e tutti siano certi che lavoreremo per quello.
Grazie a tutti
Silvestro Scotti
Segretario Nazionale
FIMMG Continuità Assistenziale
E' una vittoria storica poichè:
- per prima volta da quando esiste FIMMG Continuità Assistenziale, un suo rappresentante viene eletto alla Consulta;
- ottenuta contro due sindacati considerati maggiormente rappresentativi ovvero lo SMI e lo SNAMI che si erano coalizzati per ottenere una loro rappresentatività nella consulta poco interessandosi se tale alleanza di fatto distorceva per i medici di Continuità Assistenziale e di Emergenza il risultato;
- è la risposta di un gruppo di dirigenti sindacali che hanno fatto del lavoro di squadra e dello sviluppo del senso di responsabilità delle periferie, la loro maggior forza.
Sarebbe per me difficile esprimere il ringraziamento a quanti iscritti e non iscritti del Settore hanno permesso questa vittoria, poichè hanno dimostrato che il lavoro paga e che l'evoluzione verso il ruolo unico è una cosa possibile, ma soprattutto è possibile per Davide (FIMMG C.A.) battere Golia (SMI e SNAMI), soprattutto quando l'arroganza della conquista del potere supera la necessità di permettere a una categoria di autorappresentarsi e di autodeterminarsi in un ambito quello delle tutele previdenziali che oggi più che mai hanno la necessità per i medici di medicina generale a quota oraria di essere chiare e leggibili a garanzia anche del loro futuro. Oggi forse noi siamo un poco più padroni del nostro futuro e tutti siano certi che lavoreremo per quello.
Grazie a tutti
Silvestro Scotti
Segretario Nazionale
FIMMG Continuità Assistenziale
29 maggio 2010
ELEZIONI ENPAM: I MEDICI FUORI SEDE POTRANNO VOTARE NELL'ORDINE DELLA SEDE DI LAVORO
Cari Colleghi,
Vi ricordiamo che domani, dalle ore 08,00 alle ore 21,30, presso tutte le sedi degli Ordini, si svolgeranno le votazioni per il rinnovo dei Comitati Consultivi dei Fondi di Previdenza ENPAM.
Il candidato proposto da FIMMG Continuità Assistenziale per il Fondo della Medicina Generale è il dr. Stefano Leonardi per il quale si dovrà esprimere la preferenza nella scheda color prugna.
I medici che per motivi di lavoro non possono raggiungere il proprio Ordine di iscrizione potranno votare presso l'Ordine nella provincia in cui sono convenzionati.
Se gli scrutatori facessero resistenza occorre chiedere con fermezza che venga contattato l'Ufficio Elettorale Centrale dell'ENPAM a Roma di cui gli stessi Ordini hanno ricevuto con apposita circolare i relativi numeri di telefono. L'Ufficio Elettorale resterà aperto per tutta la durata delle elezioni.
Un caro saluto
L'Esecutivo Nazionale FIMMG
Continuità Assistenziale e Medici in Formazione
Vi ricordiamo che domani, dalle ore 08,00 alle ore 21,30, presso tutte le sedi degli Ordini, si svolgeranno le votazioni per il rinnovo dei Comitati Consultivi dei Fondi di Previdenza ENPAM.
Il candidato proposto da FIMMG Continuità Assistenziale per il Fondo della Medicina Generale è il dr. Stefano Leonardi per il quale si dovrà esprimere la preferenza nella scheda color prugna.
I medici che per motivi di lavoro non possono raggiungere il proprio Ordine di iscrizione potranno votare presso l'Ordine nella provincia in cui sono convenzionati.
Se gli scrutatori facessero resistenza occorre chiedere con fermezza che venga contattato l'Ufficio Elettorale Centrale dell'ENPAM a Roma di cui gli stessi Ordini hanno ricevuto con apposita circolare i relativi numeri di telefono. L'Ufficio Elettorale resterà aperto per tutta la durata delle elezioni.
Un caro saluto
L'Esecutivo Nazionale FIMMG
Continuità Assistenziale e Medici in Formazione
24 maggio 2010
19 maggio 2010
14 maggio 2010
ELEZIONI CONSULTA ENPAM 30 MAGGIO 2010: PERCHE' IO STO CON STEFANO LEONARDI
Carissimi,
vorrei che voi tutti percepiste l'importanza per me e per quello che rappresentiamo delle elezioni della Consulta.
L'ENPAM è il nostro Ente previdenziale ed è governato attraverso il consiglio composto dai presidenti degli ordini o dai loro delegati. E' sicuramente vero che la medicina generale controlla molti ordini e che molti sono i presidenti della medicina generale, ma a mio avviso il ruolo della consulta è quello di rappresentare la propria categoria nell'Ente che ne assicura previdenzialmente molte altre. Ora se ci siamo certi della rappresentatività garantita nell'ente degli interessi della medicina generale a quota capitaria (presidenti ordini medici di famiglia + delegati ordini medici di famiglia + componenti regionali consulta medici di famiglia + componente nazionale medico di famiglia) non abbiamo alcuna evidenza di presenza di medici di medicina generale a quota oraria, tranne che per il componente nazionale della consulta per la continuità assistenziale, emergenza sanitaria. Ora io mi chiedo e vi chiedo prescindendo da quello che ognuno di noi fa come attività visto che sono votabili tutti e due i candidati della consulta nazionale da tutti, quali sono le premesse di un sistema a ruolo unico (ovvero quota capitaria e quota oraria insieme) se da una votazione del genere non si evidenzia un sostegno dell'assistenza primaria a chi di fatto rappresenta una minoranza? L'ipertrofia rappresentativa della quota capitaria nella consulta e nell'ENPAM da spazio alle esigenze di operatori a quota oraria? bhe forse è il momento di dimostrarlo, la democrazia, come diceva qualcuno, "è morire per permettere a qualcuno diverso da te di parlare". Vi aspetto numerosi e compatti (medici a quota capitaria e a quota oraria) il 30 maggio a sostegno di una idea non solo di un candidato.
VOTA STEFANO LEONARDI CANDIDATO CONSULTA NAZIONALE MEDICINA GENERALE
vorrei che voi tutti percepiste l'importanza per me e per quello che rappresentiamo delle elezioni della Consulta.
L'ENPAM è il nostro Ente previdenziale ed è governato attraverso il consiglio composto dai presidenti degli ordini o dai loro delegati. E' sicuramente vero che la medicina generale controlla molti ordini e che molti sono i presidenti della medicina generale, ma a mio avviso il ruolo della consulta è quello di rappresentare la propria categoria nell'Ente che ne assicura previdenzialmente molte altre. Ora se ci siamo certi della rappresentatività garantita nell'ente degli interessi della medicina generale a quota capitaria (presidenti ordini medici di famiglia + delegati ordini medici di famiglia + componenti regionali consulta medici di famiglia + componente nazionale medico di famiglia) non abbiamo alcuna evidenza di presenza di medici di medicina generale a quota oraria, tranne che per il componente nazionale della consulta per la continuità assistenziale, emergenza sanitaria. Ora io mi chiedo e vi chiedo prescindendo da quello che ognuno di noi fa come attività visto che sono votabili tutti e due i candidati della consulta nazionale da tutti, quali sono le premesse di un sistema a ruolo unico (ovvero quota capitaria e quota oraria insieme) se da una votazione del genere non si evidenzia un sostegno dell'assistenza primaria a chi di fatto rappresenta una minoranza? L'ipertrofia rappresentativa della quota capitaria nella consulta e nell'ENPAM da spazio alle esigenze di operatori a quota oraria? bhe forse è il momento di dimostrarlo, la democrazia, come diceva qualcuno, "è morire per permettere a qualcuno diverso da te di parlare". Vi aspetto numerosi e compatti (medici a quota capitaria e a quota oraria) il 30 maggio a sostegno di una idea non solo di un candidato.
VOTA STEFANO LEONARDI CANDIDATO CONSULTA NAZIONALE MEDICINA GENERALE
12 maggio 2010
Assemblea Regionale FIMMG Formazione Lazio
Si rende noto che il giorno 11 Giugno 2010 ore 14:00 nella Sede FIMMG Lazio si svolgerà l'Assemblea Regionale FIMMG Formazione Regione Lazio.
6 maggio 2010
ELEZIONE COMITATO CONSULTIVO FONDO MMG 30 MAGGIO 2010
La FIMMG Continuità Assistenziale Segreteria Regionale Campania ha richiesto alle ASL della Campania in occasione dell'Elezione dei componenti del Comitato Consultivo del Fondo dei Medici di Medicina Generale per garantire il diritto al voto, che i colleghi in servizio, possano recarsi presso gli Ordini Provinciali ad esprimere la loro preferenza.
AI COMMISSARI STRAORDINARI AA.SS.LL.
AVELLINO, BENEVENTO, CASERTA, NAPOLI 1 CENTRO
NAPOLI 2 NORD, NAPOLI 3 SUD, SALERNO
AI DIRETTORI DI DISTRETTO ASL
AVELLINO, BENEVENTO, CASERTA, NAPOLI 1 CENTRO
NAPOLI 2 NORD, NAPOLI 3 SUD, SALERNO
AI PRESIDENTI OMCEO PROVINCIALI
AVELLINO, BENEVENTO, CASERTA
NAPOLI SALERNO
Prot 15/SEGR.REG /2010 LORO SEDI
Oggetto: Elezione dei Comitati Consultivi dei Fondi di previdenza per il quinquennio 2010/2015 del 30 maggio 2010 – Richiesta autorizzazione a recarsi alle urne per i Medici di Continuità Assistenziale in servizio nelle sedi.
La scrivente OO.SS,
In considerazione che il giorno 30 maggio 2010 corrisponde alla giornata di Domenica, giorno della settimana in cui il 25% dei Medici di Continuità Assistenziale sono in servizio, al fine di garantire l’espressione del diritto di voto e pertanto che i suddetti Medici si possano recare presso le sedi degli Ordini Provinciali dove saranno allestiti, dalle ore 8.00 alle ore 21.30, i seggi elettorali per le elezioni del proprio rappresentante Regionale e Nazionale nel Comitato Consultivo del Fondo dei Medici di Medicina Generale :
Chiede
alle S.V di autorizzare e consentire a tali Medici, con modalità da concordare con i Direttori di Distretto, nel rispetto e garanzia dei compiti propri del Servizio di Continuità Assistenziale e senza che questo ne determini l’interruzione, di recarsi presso il seggio elettorale ad esprimere la propria preferenza; chiede inoltre che i presidenti degli OMCEO della Campania si adoperino perché i tempi di accesso al voto per tali colleghi vengano ridotti al minimo per garantirne un rapido rientro in servizio.
In attesa di riscontro, si porgono distinti saluti.
Napoli, 06 maggio 2010
Il Segretario Regionale Settore
Continuità Assistenziale
Dr. Pasquale Persico
AI COMMISSARI STRAORDINARI AA.SS.LL.
AVELLINO, BENEVENTO, CASERTA, NAPOLI 1 CENTRO
NAPOLI 2 NORD, NAPOLI 3 SUD, SALERNO
AI DIRETTORI DI DISTRETTO ASL
AVELLINO, BENEVENTO, CASERTA, NAPOLI 1 CENTRO
NAPOLI 2 NORD, NAPOLI 3 SUD, SALERNO
AI PRESIDENTI OMCEO PROVINCIALI
AVELLINO, BENEVENTO, CASERTA
NAPOLI SALERNO
Prot 15/SEGR.REG /2010 LORO SEDI
Oggetto: Elezione dei Comitati Consultivi dei Fondi di previdenza per il quinquennio 2010/2015 del 30 maggio 2010 – Richiesta autorizzazione a recarsi alle urne per i Medici di Continuità Assistenziale in servizio nelle sedi.
La scrivente OO.SS,
In considerazione che il giorno 30 maggio 2010 corrisponde alla giornata di Domenica, giorno della settimana in cui il 25% dei Medici di Continuità Assistenziale sono in servizio, al fine di garantire l’espressione del diritto di voto e pertanto che i suddetti Medici si possano recare presso le sedi degli Ordini Provinciali dove saranno allestiti, dalle ore 8.00 alle ore 21.30, i seggi elettorali per le elezioni del proprio rappresentante Regionale e Nazionale nel Comitato Consultivo del Fondo dei Medici di Medicina Generale :
Chiede
alle S.V di autorizzare e consentire a tali Medici, con modalità da concordare con i Direttori di Distretto, nel rispetto e garanzia dei compiti propri del Servizio di Continuità Assistenziale e senza che questo ne determini l’interruzione, di recarsi presso il seggio elettorale ad esprimere la propria preferenza; chiede inoltre che i presidenti degli OMCEO della Campania si adoperino perché i tempi di accesso al voto per tali colleghi vengano ridotti al minimo per garantirne un rapido rientro in servizio.
In attesa di riscontro, si porgono distinti saluti.
Napoli, 06 maggio 2010
Il Segretario Regionale Settore
Continuità Assistenziale
Dr. Pasquale Persico
3 maggio 2010
STEFANO LEONARDI Candidato alla Consulta ENPAM
PRESENTAZIONE PROPOSTA DI CANDIDATURA
FONDAZIONE ENPAM
C.A. UFFICIO ELETTORALE CENTRALE
SEDE
ll sottoscritto Dott. Stefano LEONARDI nato a Messina il 18 Luglio 1955
PROPONE
la propria candidatura a Rappresentante Nazionale per la categoria dei medici di medicina generale addetti al servizio di continuità assistenziale e/o emergenza territoriale in seno al Comitato consultivo del Fondo speciale di Previdenza dei Medici di Medicina Generale - quinquennio 2010-2015 .
A tal fine "omissis" DICHIARA
1. "omissis"
4. di essere titolare di incarico a tempo indeterminato nell'ambito territoriale dell'Azienda Sanitaria Provinciale di Messina quale medico convenzionato Titolare di Continuità Assistenziale;
Alla presente proposta sono state allegate, raccolti in vari Ordini provinciali di tutta Italia, vari elenchi nominativi contenenti oltre 250 (duecentocinquanta) firme di colleghi della Continuità Assistenziale che sostengono tale candidatura, a fronte delle 50 firme richieste normalmente. A sostegno di tale candidatura è schierata la volontà dei medici di Continuità Assistenziale nel sostenere un candidato che svolga solo l'attività di Continuità Assistenziale e che possa garantire per storia e caratteristiche lo standard del medico impegnato nell'attività di Guardia Medica, con a sostegno una buona conoscenza dei meccanismi previdenzialie degli obiettivi che la categoria si deve proporre per affrontare una problematica troppo spesso sottovalutata in considerazione della visione transitoria di tale attività lavorativa che invece sempre di più sta rappresentando il nostro lavoro primario. Invitiamo, pertanto tutti a partecipare al voto che si terrà il 30 maggio 2010 presso le sedi degli Ordini dei Medici Provinciali esprimendo la propria preferenza nei confronti di Stefano Leonardi.
FONDAZIONE ENPAM
C.A. UFFICIO ELETTORALE CENTRALE
SEDE
ll sottoscritto Dott. Stefano LEONARDI nato a Messina il 18 Luglio 1955
PROPONE
la propria candidatura a Rappresentante Nazionale per la categoria dei medici di medicina generale addetti al servizio di continuità assistenziale e/o emergenza territoriale in seno al Comitato consultivo del Fondo speciale di Previdenza dei Medici di Medicina Generale - quinquennio 2010-2015 .
A tal fine "omissis" DICHIARA
1. "omissis"
4. di essere titolare di incarico a tempo indeterminato nell'ambito territoriale dell'Azienda Sanitaria Provinciale di Messina quale medico convenzionato Titolare di Continuità Assistenziale;
Alla presente proposta sono state allegate, raccolti in vari Ordini provinciali di tutta Italia, vari elenchi nominativi contenenti oltre 250 (duecentocinquanta) firme di colleghi della Continuità Assistenziale che sostengono tale candidatura, a fronte delle 50 firme richieste normalmente. A sostegno di tale candidatura è schierata la volontà dei medici di Continuità Assistenziale nel sostenere un candidato che svolga solo l'attività di Continuità Assistenziale e che possa garantire per storia e caratteristiche lo standard del medico impegnato nell'attività di Guardia Medica, con a sostegno una buona conoscenza dei meccanismi previdenzialie degli obiettivi che la categoria si deve proporre per affrontare una problematica troppo spesso sottovalutata in considerazione della visione transitoria di tale attività lavorativa che invece sempre di più sta rappresentando il nostro lavoro primario. Invitiamo, pertanto tutti a partecipare al voto che si terrà il 30 maggio 2010 presso le sedi degli Ordini dei Medici Provinciali esprimendo la propria preferenza nei confronti di Stefano Leonardi.
16 aprile 2010
Smi, disagi di chi lavora in guardia medica doppi per donne
Roma, 15 apr. (Adnkronos Salute) - "Essere donna in guardia medica raddoppia i problemi propri di questo lavoro". Rischi di aggressioni fisiche e verbali, di pestaggi ma anche di molestie e violenze sessuali. In postazioni spesso insicure, lavorando sempre con pazienti che non si conoscono, a cui è necessario fare anche visite domiciliari, e in postazioni sguarnite spesso dei minimi requisisti di sicurezza. Lo denuncia Pina Onotri, segretario organizzativo regionale del Sindacato medici italiani (Smi) Lazio, che - dalla manifestazione nazionale contro la nuova convenzione dei medici di medicina generale, organizzata oggi a Roma da Smi e Snami - ribadisce il particolare disagio dei medici di continuità assistenziale (ex guardia medica), che oltre a svolgere un lavoro spesso pericoloso non hanno diritto alle stesse tutele previste per gli altri medici del Ssn: maternità, malattia, ferie, premio di operosità e trattamento di fine rapporto. Tutele che Onotri chiede a gran voce. "Serve equiparare i medici di continuità ai camici bianchi dipendenti", dice. Una lavoro, quello delle guardie mediche che assicurano assistenza notturna (ore 20-8) e festiva, particolarmente difficile se 'al femminile'. "I problemi sono sicuramente maggiori - spiega Onotri - Si pensi solo alle violenze sessuali, sottovalutate perché spesso nemmeno denunciate: negli ultimi anni abbiamo avuto due colleghe uccise dopo essere state stuprate". E le dottoresse si difendono come possono. "Escono insieme ad altre colleghe, facendo 'squadra' - riferisce - si fanno accompagnare da amici, si fanno trasferire quando si sentono in pericolo. E in tutto questo siamo sicuramente emarginate". Per quanto riguarda la sicurezza, conclude, "a Roma abbiamo chiesto e avremo un incontro con l'assessorato alle Pari opportunità, per attuare un protocollo che preveda un contatto diretto con le forze dell'ordine".
15 aprile 2010
SMI-LAZIO, ROMA : STAMANE PROTESTA NAZIONALE DEI MEDICI DI MEDICINA GENERALE E DEL TERRITORIO CONTRO IL NUOVO ACCORDO COLLETTIVO NAZIONALE
Il Sindacato dei Medici Italiani del Lazio (SMI) invita tutti i camici bianchi della Capitale e delle Province a partecipare alla manifestazione indetta dallo SMI-NAZIONALE per protestare contro il nuovo Accordo Collettivo Nazionale (ACN) relativo alla medicina generale e siglato da un solo Sindacato. L'appuntamento è previsto a Roma il 15 aprile alle ore 10 al teatro 'Capranichetta' (piazza Monte Citorio).
leggi l'articolo su "politicamentecorretto.com”.
13 aprile 2010
certificazione di malattia
La regione Puglia con circolare 12 aprile ha definito a propria interpretazione riguardo "l'oggettiva documentazione" del decreto Brunetta.
Per il nostro datore di lavoro è sufficiente la presenza di almeno uno dei tre criteri esplicitati nella circolare che allego. L'aspetto importante è che per essere soddisfatto il criterio della oggettiva documentazione il medico al momento di redigere il certificato di malattia deve riporare i sintomi e segni clinici (esame obiettivo) sul certificato e formulare la diagnosi.
11 aprile 2010
Cari amici scusate se in "punta di piedi" cerco di inserirmi nella vostra discussione.
Devo dire che ho qualche difficoltà a comprendere i giudizi di simpatia o antipatia espressi da qualcuno in relazione ad argomenti di natura politica sindacale che non hanno alcuna relazione con fatti personali.
Aggiungo che i sacrifici fatti per ottenere il mezzo bicchiere pieno o vuoto (decidete voi) sono solo miei e credo che come al solito non interessi a nessuno.
Perciò andiamo oltre.
Facciamo l'analisi. La continuità o se preferite la guardia medica ha la sua storia che tutti conosciamo: nasce in un momento storico particolare con due obiettivi: 1) attenuare la problematica occupazionale medica 2) dare una risposta assistenziale notturna, e diurna nei prefestivi e festivi (o se preferite per consentire ai medici di famiglia di essere liberi di notte, il sabato, la domenica e per le festività).
A facilitare il processo aggiungiamo la possibilità per la politica locale (quella con la p minuscola) di dare ai propri cittadini un presidio sanitario "visibile" che di notte, il sabato e la domenica deve (per il vissuto della gente) fare "tutto".
Vogliamo individuare le responsabilità? Personalmente non ho problemi.
Sono trasversali e coinvolgono la politica, i sindacati (inizando dalla FIMMG), i medici di famiglia, gli amministratori locali, etc. etc. fino ad arrivare a noi medici di continuità comprendendo tutti i colleghi che ci hanno preceduto in circa 30 anni di storia.
Concludo l'analisi: la politica, i sindacati, etc. sono fatti da uomini.
La differenza sta in questo. Esempio: il DPR 270 del 2000 per la continuità assistenziale (così come i precedenti) è stato scritto da uomini FIMMG che NON facevano la Continuità, l'accordo del 2005 per la prima volta nella storia (e sfido chiunque ad affermare il contrario) è stato scritto, discusso (all'interno e all'esterno) in sede di trattativa da uomini FIMMG che lavoravano e lavorano in continuità.
So benissimo che non siamo riusciti a fare tutto quello che bisognava fare. Ma so altrettanto bene che molto è stato fatto. Da quella esperienza, inoltre, sono partite esperienze locali che hanno consentito di realizzare accordi regionali e aziendali specifici per la CA.
Tradotto: soldi regionali e norme per la continuità assistenziale e non solo per la medicina di famiglia. Non è ancora abbastanza! Lo so bene! Non dimentichiamo però che la guardia medica nasce nel 1980 e l'attuale Dirigenza della CA ha iniziato nel 2002.
Anche per questo lavoro: bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto (o peggio ancora completamente vuoto)?
A questo punto non mi interessa. Badate bene non vuole essere mancanza di rispetto verso chi legittimamente può non condividere le scelte fatte. Il fatto è che non possiamo permetterci in questo momento di fermarci a giudicare quello che è stato fatto. Non in questo modo. Certo l'analisi può servire a migliorare. Ma consentitemi, e giudicatemi anche arrogante, la VS. idea del futuro della continuità assistenziale si limita solo a chiedere le ferie, la malattia e le sedi mentre tutto il resto del mondo parla di riorganizzare la medicina generale lasciandola per una scelta della categoria in CONVENZIONE? E la continuità come si riorganizza?
L'esperienza delle regioni del nord e di qualcuna del sud (leggi Puglia) dice che le motivazioni di cui prima (pletora medica in particolare) sono o stanno venendo meno. Qualcuno sta pensando a modelli nuovi.
Le scelte che gli uomini (della politica o del sindacato) faranno oggi che ci piaccia o no condizioneranno il lavoro della NS generazione (i prossimi 25 anni).
Vogliamo ripetere gli errori fatti fino al 2004 quando le scelte per la categoria (mi riferisco alla Continuità) venivano fatte da uomini esterni al settore?
Nei prossimi due anni abbiamo appuntamenti importanti e decisivi su cui mi chiedo se la categoria avrà i cosidetti per fare e imporre le proprie scelte. La politica, compresa quella sindacale, si fa con i numeri. Resta chiaro ognuno è libero di mettersi la giacca e seguire lo stendardo che preferisce. Non ci sono problemi in questo. Il problema è, in questo momento per una categoria di professionisti come la nostra, nel non avere il coraggio di indossare alcuna giacca e seguire alcuno stendardo, delegando ad altri la responsabilità delle scelte.
Il giudizio dopo è sempre comodo!!!
Esempio:
ENPAM: il 30 maggio 2010 si vota per rieleggere il comitato centrale del nostro ente previdenziale. Il posto dove si fanno le scelte sulla nostra pensione e sulle tutele compresa la malattia. Chi di voi (e mi riferisco a tutti i colleghi che leggono il blog) sa quando si vota, come si vota e andrà a votare? Ci sta uno o più colleghi nella Consulta uscente che rappresentano le aspettative previdenziali e assistenziali dei medici di Continuità? quanti di voi hanno votato alle scorse elezioni?
Un saluto
Nicola Calabrese
Devo dire che ho qualche difficoltà a comprendere i giudizi di simpatia o antipatia espressi da qualcuno in relazione ad argomenti di natura politica sindacale che non hanno alcuna relazione con fatti personali.
Aggiungo che i sacrifici fatti per ottenere il mezzo bicchiere pieno o vuoto (decidete voi) sono solo miei e credo che come al solito non interessi a nessuno.
Perciò andiamo oltre.
Facciamo l'analisi. La continuità o se preferite la guardia medica ha la sua storia che tutti conosciamo: nasce in un momento storico particolare con due obiettivi: 1) attenuare la problematica occupazionale medica 2) dare una risposta assistenziale notturna, e diurna nei prefestivi e festivi (o se preferite per consentire ai medici di famiglia di essere liberi di notte, il sabato, la domenica e per le festività).
A facilitare il processo aggiungiamo la possibilità per la politica locale (quella con la p minuscola) di dare ai propri cittadini un presidio sanitario "visibile" che di notte, il sabato e la domenica deve (per il vissuto della gente) fare "tutto".
Vogliamo individuare le responsabilità? Personalmente non ho problemi.
Sono trasversali e coinvolgono la politica, i sindacati (inizando dalla FIMMG), i medici di famiglia, gli amministratori locali, etc. etc. fino ad arrivare a noi medici di continuità comprendendo tutti i colleghi che ci hanno preceduto in circa 30 anni di storia.
Concludo l'analisi: la politica, i sindacati, etc. sono fatti da uomini.
La differenza sta in questo. Esempio: il DPR 270 del 2000 per la continuità assistenziale (così come i precedenti) è stato scritto da uomini FIMMG che NON facevano la Continuità, l'accordo del 2005 per la prima volta nella storia (e sfido chiunque ad affermare il contrario) è stato scritto, discusso (all'interno e all'esterno) in sede di trattativa da uomini FIMMG che lavoravano e lavorano in continuità.
So benissimo che non siamo riusciti a fare tutto quello che bisognava fare. Ma so altrettanto bene che molto è stato fatto. Da quella esperienza, inoltre, sono partite esperienze locali che hanno consentito di realizzare accordi regionali e aziendali specifici per la CA.
Tradotto: soldi regionali e norme per la continuità assistenziale e non solo per la medicina di famiglia. Non è ancora abbastanza! Lo so bene! Non dimentichiamo però che la guardia medica nasce nel 1980 e l'attuale Dirigenza della CA ha iniziato nel 2002.
Anche per questo lavoro: bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto (o peggio ancora completamente vuoto)?
A questo punto non mi interessa. Badate bene non vuole essere mancanza di rispetto verso chi legittimamente può non condividere le scelte fatte. Il fatto è che non possiamo permetterci in questo momento di fermarci a giudicare quello che è stato fatto. Non in questo modo. Certo l'analisi può servire a migliorare. Ma consentitemi, e giudicatemi anche arrogante, la VS. idea del futuro della continuità assistenziale si limita solo a chiedere le ferie, la malattia e le sedi mentre tutto il resto del mondo parla di riorganizzare la medicina generale lasciandola per una scelta della categoria in CONVENZIONE? E la continuità come si riorganizza?
L'esperienza delle regioni del nord e di qualcuna del sud (leggi Puglia) dice che le motivazioni di cui prima (pletora medica in particolare) sono o stanno venendo meno. Qualcuno sta pensando a modelli nuovi.
Le scelte che gli uomini (della politica o del sindacato) faranno oggi che ci piaccia o no condizioneranno il lavoro della NS generazione (i prossimi 25 anni).
Vogliamo ripetere gli errori fatti fino al 2004 quando le scelte per la categoria (mi riferisco alla Continuità) venivano fatte da uomini esterni al settore?
Nei prossimi due anni abbiamo appuntamenti importanti e decisivi su cui mi chiedo se la categoria avrà i cosidetti per fare e imporre le proprie scelte. La politica, compresa quella sindacale, si fa con i numeri. Resta chiaro ognuno è libero di mettersi la giacca e seguire lo stendardo che preferisce. Non ci sono problemi in questo. Il problema è, in questo momento per una categoria di professionisti come la nostra, nel non avere il coraggio di indossare alcuna giacca e seguire alcuno stendardo, delegando ad altri la responsabilità delle scelte.
Il giudizio dopo è sempre comodo!!!
Esempio:
ENPAM: il 30 maggio 2010 si vota per rieleggere il comitato centrale del nostro ente previdenziale. Il posto dove si fanno le scelte sulla nostra pensione e sulle tutele compresa la malattia. Chi di voi (e mi riferisco a tutti i colleghi che leggono il blog) sa quando si vota, come si vota e andrà a votare? Ci sta uno o più colleghi nella Consulta uscente che rappresentano le aspettative previdenziali e assistenziali dei medici di Continuità? quanti di voi hanno votato alle scorse elezioni?
Un saluto
Nicola Calabrese
29 marzo 2010
Aggressione a Roma alla guardia medica
Roma. Il servizio di Continuità Assistenziale (ex guardia medica), “registra” un ennesimo episodio di aggressione. E’ accaduto intorno alle 16 a Roma, nella postazione di via delle Pispole (Tor Bella Monaca) dove, Flora G., dottoressa di turno nella sede romana, si è dovuta barricare in una stanza della struttura sanitaria, per difendersi dalle minacce di morte da parte di un malvivente che ha fatto irruzione nella postazione. Tutto è iniziato telefonicamente. L’uomo, infatti, ha contattato in primis il servizio di Continuità Assistenziale che, com’è noto, viene filtrato dalla Centrale di Ascolto. E, proprio da un operatore della Centrale di Ascolto, Flora G. ha ricevuto la segnalazione della chiamata del paziente, che necessitava della prescrizione di un antibiotico. Come da prassi, la dottoressa ha quindi richiamato l’uomo, spiegandogli che avrebbe dovuto recarsi in ambulatorio per ritirare la ricetta medica. Un servizio che, invece, l’utente pretendeva direttamente a domicilio. Così, quando si è sentito negare la possibilità di ottenere la prescrizione direttamente a casa, è andato su tutte le furie, iniziando ad inveire contro la professionista. Una rabbia che, di lì a poco, lo ha spinto a recarsi direttamente nella postazione di Continuità Assistenziale dove, un collega di Flora G., di fronte al perpetrarsi delle minacce, ha cercato di tutelare l’incolumità della donna, impedendo all’aggressore di entrare nella struttura. Ma, vedendosi negare l’accesso, l’uomo ha finto un malore, inscenando uno svenimento. I medici sono quindi intervenuti, cercando di soccorrerlo, ma dandogli anche la possibilità di accedere nei locali. Una volta dentro, il malvivente si è scagliato nuovamente contro la dottoressa che è riuscita a rifugiarsi in una stanza della struttura, bloccando ulteriormente la porta con il peso di alcuni mobili. Solo allora Flora G. ha potuto chiamare i carabinieri, che sono intervenuti sul posto. La dottoressa è stata portata in ospedale per accertamenti e in stato di shock.
“Siamo arrabbiati e sconcertai di fronte all’ennesimo episodio di aggressione nei confronti dei medici di continuità assistenziale – dichiara Pina Onotri, segretario organizzativo del Sindacato dei Medici Italiani del Lazio (SMI) – E, in particolare, ai danni della collega, che non è nuova a questo tipo di esperienza, in quanto lavora in una delle zone più disagiate della Capitale.Con rammarico bisogna sottolineare che, nonostante lo Smi-Lazio abbia presentato un protocollo sulla sicurezza delle Guardie Mediche all’Assessorato delle Pari Opportunità del Comune di Roma, offrendo la più totale collaborazione, lo stesso documento è rimasto ‘lettera morta’.Dobbiamo aspettare il prossimo stupro o il prossimo omicidio affinchè qualcosa venga fatto?
“Siamo arrabbiati e sconcertai di fronte all’ennesimo episodio di aggressione nei confronti dei medici di continuità assistenziale – dichiara Pina Onotri, segretario organizzativo del Sindacato dei Medici Italiani del Lazio (SMI) – E, in particolare, ai danni della collega, che non è nuova a questo tipo di esperienza, in quanto lavora in una delle zone più disagiate della Capitale.Con rammarico bisogna sottolineare che, nonostante lo Smi-Lazio abbia presentato un protocollo sulla sicurezza delle Guardie Mediche all’Assessorato delle Pari Opportunità del Comune di Roma, offrendo la più totale collaborazione, lo stesso documento è rimasto ‘lettera morta’.Dobbiamo aspettare il prossimo stupro o il prossimo omicidio affinchè qualcosa venga fatto?
18 marzo 2010
STOP all'anonimato
Reputo l'anonimato una forma di vigliaccheria. Esprimere giudizi, positivi e/o negativi senza firmarsi equivale, per me, a non volere sostenere la propria idea.
E siccome le persone che non hanno coraggio delle proprie azioni o idee non le reputo degne di nota da oggi impedisco, essendo il BLOG una mia proprietà, loro di potersi esprimere.
Sempre da oggi tutti possono leggere i post ma chi vuole commentarli dovrà essere registrato e firmarsi.
Decisione poco democratica? All'inizio chiesi correttezza anche tra i commentatori.
E' evidente che tale fiducia non andava riposta.
Un caro saluto
gg
E siccome le persone che non hanno coraggio delle proprie azioni o idee non le reputo degne di nota da oggi impedisco, essendo il BLOG una mia proprietà, loro di potersi esprimere.
Sempre da oggi tutti possono leggere i post ma chi vuole commentarli dovrà essere registrato e firmarsi.
Decisione poco democratica? All'inizio chiesi correttezza anche tra i commentatori.
E' evidente che tale fiducia non andava riposta.
Un caro saluto
gg
ACCESSO LIBERO IN GUARDIA MEDICA: SI CHIUDE
SANITA': DOTTORESSA STUPRATA A GUARDIA MEDICA, FIMMG MINACCIA STOP AMBULATORI. SCOTTI, SIAMO LASCIATI SOLI ANCHE DALLA GENTE, 17 AGGRESSIONI IN DUE ANNI
Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - "Siamo arrabbiati. I medici di guardia medica sono lasciati soli, senza nessuna sicurezza: in due anni si sono verificate 17 aggressioni, 12 solo nel 2009, raddoppiando in un solo anno". E' furioso Silvestro Scotti, segretario nazionale della Fimmg-continuità assistenziale, dopo l'ennesima aggressione, questa notte a Scicli in provincia di Ragusa, dove una dottoressa di 53 anni, alle 3 di notte, durante il turno di guardia medica, è stata violentata e picchiata a sangue. E ora è ricoverata in ospedale per la frattura di una gamba. I 4 mila medici di continuità assistenziale "lavorano in condizioni assurde, fornendo un servizio ai cittadini per il quale dovremmo avere una medaglia al valore civile e non alla memoria", dice Scotti all'ADNKRONOS SALUTE, ricordando che si sono contati anche dei morti negli ultimi anni, come Roberta Zedda uccisa nel 2003 in Sardegna e prima, in Puglia, Maria Montemuduro nel 1999. "Siamo lasciati soli. Purtroppo - lamenta - anche dalla gente che dovrebbe aiutarci a difendere questo servizio", aggiunge il sindacalista che chiede alle istituzioni una maggiore attenzione. "Se non ci saranno garanzie in questo senso - minaccia - saremmo costretti a chiedere ai medici di guardia di fare solo visite domiciliari, senza ambulatorio". Le aggressioni, spiega Scotti, non avvengono mai a casa dei pazienti, ma sempre negli ambulatori, collocati spesso in zone isolate e insicure. "E chiederemo agli amministrazioni locali l'applicazione della legge 81 sulla sicurezza del lavoro: vogliamo sapere chiaramente chi è il responsabile della nostra sicurezza". Il servizio di continuità assistenziale, riferisce Scotti, "sta diventando sempre più 'al femminile'. E sono proprio le donne a rischiare di più". Scotti si appella al ministro della Salute, Ferruccio Fazio, e al ministro degli Interni Roberto Maroni, ma anche alla popolazione. "Dobbiamo spiegare alla gente che il servizio di continuità assistenziale è un patrimonio di cui dispone. Ma che può perdere perché i camici bianchi saranno sempre meno motivati, per un guadagno di 23 euro l'ora, ad andare a rischiare la vita. In un Paese civile la sicurezza dei medici di guardia deve essere anche interesse della popolazione, non solo delle forze di polizia". Ci vuole, inoltre, anche "una presa di coscienza degli amministratori delle aziende e dei Comuni che devono prevedere la collocazioni delle sedi in posti che garantiscano la sicurezza dei medici che vanno in ambulatorio per assistere la popolazione. Purtroppo però, ancora oggi vediamo titoloni sui giornali quando un collega non risponde ad una chiamata notturna. Mentre si ignora il lavoro degli altri 3.999 che rischiano ogni notte di essere aggrediti", conclude Scotti
Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - "Siamo arrabbiati. I medici di guardia medica sono lasciati soli, senza nessuna sicurezza: in due anni si sono verificate 17 aggressioni, 12 solo nel 2009, raddoppiando in un solo anno". E' furioso Silvestro Scotti, segretario nazionale della Fimmg-continuità assistenziale, dopo l'ennesima aggressione, questa notte a Scicli in provincia di Ragusa, dove una dottoressa di 53 anni, alle 3 di notte, durante il turno di guardia medica, è stata violentata e picchiata a sangue. E ora è ricoverata in ospedale per la frattura di una gamba. I 4 mila medici di continuità assistenziale "lavorano in condizioni assurde, fornendo un servizio ai cittadini per il quale dovremmo avere una medaglia al valore civile e non alla memoria", dice Scotti all'ADNKRONOS SALUTE, ricordando che si sono contati anche dei morti negli ultimi anni, come Roberta Zedda uccisa nel 2003 in Sardegna e prima, in Puglia, Maria Montemuduro nel 1999. "Siamo lasciati soli. Purtroppo - lamenta - anche dalla gente che dovrebbe aiutarci a difendere questo servizio", aggiunge il sindacalista che chiede alle istituzioni una maggiore attenzione. "Se non ci saranno garanzie in questo senso - minaccia - saremmo costretti a chiedere ai medici di guardia di fare solo visite domiciliari, senza ambulatorio". Le aggressioni, spiega Scotti, non avvengono mai a casa dei pazienti, ma sempre negli ambulatori, collocati spesso in zone isolate e insicure. "E chiederemo agli amministrazioni locali l'applicazione della legge 81 sulla sicurezza del lavoro: vogliamo sapere chiaramente chi è il responsabile della nostra sicurezza". Il servizio di continuità assistenziale, riferisce Scotti, "sta diventando sempre più 'al femminile'. E sono proprio le donne a rischiare di più". Scotti si appella al ministro della Salute, Ferruccio Fazio, e al ministro degli Interni Roberto Maroni, ma anche alla popolazione. "Dobbiamo spiegare alla gente che il servizio di continuità assistenziale è un patrimonio di cui dispone. Ma che può perdere perché i camici bianchi saranno sempre meno motivati, per un guadagno di 23 euro l'ora, ad andare a rischiare la vita. In un Paese civile la sicurezza dei medici di guardia deve essere anche interesse della popolazione, non solo delle forze di polizia". Ci vuole, inoltre, anche "una presa di coscienza degli amministratori delle aziende e dei Comuni che devono prevedere la collocazioni delle sedi in posti che garantiscano la sicurezza dei medici che vanno in ambulatorio per assistere la popolazione. Purtroppo però, ancora oggi vediamo titoloni sui giornali quando un collega non risponde ad una chiamata notturna. Mentre si ignora il lavoro degli altri 3.999 che rischiano ogni notte di essere aggrediti", conclude Scotti
14 marzo 2010
Firmato Nuovo ACN
Senza grossi proclami è stato firmato il nuovo ACN per la Medicina Generale valevole per il biennio 2008-2009. Si tratta del recupero economico dello 0,4% per il 2008, del 2,8% per il 2009 e del 3,2% dal 1 gennaio 2010. Per la Continuità Assistenziale nulla o quasi nel normativo, sottolineata e chiarita l'incompatibilità che esclude i pediatri dalla compatibilità con la Continuità Assistenziale, norma che a mio avviso sottolinea la specificità della nostra attività nell'ambito della fascia oraria di competenza. Si ripercuote sulle quote orarie per la prima volta il sistema della divisione del finanziamento con una quota il 2% a livello nazionale e una quota il 1,2% a livello regionale ma con norme di garanzia che in caso di non firma dell'accordo determinano una perdita di soli 2 centesimi di euro l'ora. Tale particolare rende l'idea della stupidità della parte pubblica che con meccanismi di questo tipo di fatto in assenza di finanziamenti regionali ulteriori lega la determinazione di accordi regionali legati a questa quota al solo valore della penale, e per inciso il sottoscritto firmerebbe a livello regionale per 2 cent/ora un accordo per accendere e spegnere la luce del presidio null'altro. Comunque la penale sia nostra che degli altri settori (compresa l'emergenza!!!!) va utilizzata per dichiarazione a verbale delle stesse regioni sui rapporti d'integrazione tra assistenza primaria e continuità assistenziale. Ricorderei a tutti che con questo rinnovo raggiungiamo un aumento percentuale riferibile al quadriennio 2006-2009 pari al 10,5% circa, sicuramente aumento non sottovalutabile rispetto alle situazioni economiche di tale periodo e sicuramente il più alto rendimento nell'ambito del pubblico impiego nell'ultimo quadriennio. Resta adesso di attendere che la preintesa dell'ACN firmato faccia il suo corso tra Corte dei Conti e Conferenza Stato Regioni che dovrà completarsi in circa due mesi per legge. Infine prepariamoci agli accordi regionali che dovranno definirsi per il recupero di quanto ci è dovuto entro 9 mesi dall'entrata in vigore. Ci sarà da confrontarsi di nuovo con la SISAC per definire gli sviluppi contrattuali riferibili all'ulteriore 0,8% concesso dal Comparto come per i dirigenti medici. Infine rimane necessario sottolineare ancora una volta che a fronte di tante dichiarazioni di difesa della continuità assistenziale lo SMI e lo SNAMI non hanno firmato, probabilmente firmeranno successivamente con firme critiche, costrette, non convinte, e chi più ne ha ne metta, rimane la sensazione ormai consolidata nel sottoscritto di un assoluto disinteresse per il contratto e per un prevalente interesse per il mantenimento di una propria poltrona in assenza di proposte e quindi legata solo a proclami demagogici. Su quest'ultimo aspetto, anche se legato ad un evento significativo e serio come la morte, permettetemi di riprendere le ultime strofe del Principe Antonio De Curtis, meglio conosciuto come Totò, rimodellando il finale della poesia "A livella" a modo mio:
"Perciò, stamme a ssenti...nun fa' 'o restivo, suppuorteme sta firma-che te 'mporta? Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'o SNAMI e 'o SMI: nuje simmo serie...appartenimmo à FIMMG!"."
Vi allego copia dell'accordo e una esplicitazione di tutta la parte economica anche quella dell'assistenza primaria a beneficio di tanti (oltre il 50%) dei colleghi che sono interessati perchè possessori di doppio incarico.
Saluti e buon lavoro
Silvestro Scotti
"Perciò, stamme a ssenti...nun fa' 'o restivo, suppuorteme sta firma-che te 'mporta? Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'o SNAMI e 'o SMI: nuje simmo serie...appartenimmo à FIMMG!"."
Vi allego copia dell'accordo e una esplicitazione di tutta la parte economica anche quella dell'assistenza primaria a beneficio di tanti (oltre il 50%) dei colleghi che sono interessati perchè possessori di doppio incarico.
Saluti e buon lavoro
Silvestro Scotti
18 febbraio 2010
Pronto Soccorso e CA - La replica
Pronto soccorso ingolfato. Fimmg:«noi vittima della Asl»
CHIETI. Marco Di Clemente, segretario provinciale Fimmg della Continuità assistenziale (cioè della Guardia medica), condivide l'analisi sulle cause che portano i cittadini ad affollare il Pronto soccorso.«Ma – spiega – noi siamo vittime della Asl e non causa del problema».«Infatti a Natale – continua Di Clemente – anche le chiamate alla Guardia medica sono aumentate per la chiusura degli studi medici e degli ambulatori specialistici Asl».Cosa prevede il vostro contratto? «Noi dovremmo svolgere solo attività domiciliare e territoriale non differibile. Detto meglio: non dobbiamo svolgere attività ambulatoriale – continua Di Clemente – ciò nonostante svolgiamo normalmente attività ambulatoriale a titolo gratuito, tanto che le visite ambulatoriali nell'intera ASL di Chieti rappresentano il 60-70% delle prestazioni. Se la Guardia medica non svolgesse tale lavoro aggiuntivo gratis, gli accessi in PS triplicherebbero. Quindi la Continuità assistenziale il filtro lo fa eccome». Perché la Guardia medica è vittima della ASL? «Perché non si fa nulla di incisivo per potenziare il territorio, unica soluzione che permetterebbe di allentare la pressione sugli ospedali – spiega ancora il segretario Fimmg – e nulla per ottimizzare il servizio e rendere le strutture più efficienti ed attrezzate. Basta pensare che le Asl si disinteressano anche dell’approvvigionamento di farmaci e nella maggior parte dei Distretti sono i medici a ritirare nelle Farmacie ospedaliere i farmaci per la loro sede».Come venite pagati? «Noi facciamo turni di 12 ore (e non di 6 ore come per i dipendenti) interamente notturni e festivi. E abbiamo anche subìto tagli per il Piano di rientro, eppure assicuriamo servizi che vanno ben oltre i compiti contrattuali».Una proposta per sfoltire le file al Pronto soccorso?«In altre regioni virtuose si utilizzano i medici del territorio per gestire i “Codici bianchi” in appositi spazi dell'ospedale liberando gli addetti del Pronto soccorso per le vere emergenze. Ebbene, nonostante ci siano fondi ministeriali per questo, le Asl abruzzesi non li hanno chiesti, anche se si dice che è una priorità risolvere le attese». Insomma la Guardia medica andrebbe utilizzata diversamente? «I cittadini ci conoscono bene, anche se hanno di noi una visione distorta: infatti siamo visti come un ambulatorio sempre aperto nei turni notturni e festivi, cosa che in effetti non è – conclude Di Clemente – La Fimmg aveva proposto all'Azienda l'adozione di una Carta dei Servizi con regole chiare per i cittadini, ma la ASL non ha voluto concordare. Il sospetto è che nella confusione di oggi, conviene utilizzare la Guardia medica come tappabuchi di tutte le situazioni di urgenza, togliendo alle Asl le castagne dal fuoco».
25/01/2010 8.43
25/01/2010 8.43
14 febbraio 2010
RISCHIO DI AGGRESSIONI PER IL 45% DELLE DONNE-MEDICO ADDETTE ALLA CONTINUITA' ASSISTENZIALE
“Circa 9 medici su 10, addetti al succitato servizio sanitario, vengono aggrediti all'interno delle postazioni di lavoro. Il 60% subisce minacce verbali, il 20% percosse, il 10% atti di vandalismo ed il 10% violenza a mano armata”, ha dichiarato nel corso del dibattito Pina Onotri, segretario organizzativo dello Smi-Lazio che ha aggiunto: “Non è più possibile ignorare i rischi a cui che le donne-medico sono costantemente sottoposte durante il proprio mestiere. Basti pensare ai turni di notte effettuati dalle colleghe, in cui può accadere qualunque cosa. Tra visite domiciliari in luoghi isolati e sperduti alla mercè di chiunque, all'assistenza ambulatoriale nelle stesse postazioni di continuità assistenziale, aperte a tutti a qualunque ora del giorno e della notte. E i fatti di cronaca parlano chiaro. Violenze, aggressioni, minacce sono all'ordine del giorno. L'ultima risale proprio allo scorso novembre, quando una collega è stata brutalmente aggredita mentre svolgeva il proprio turno in una sede di continuità assistenziale della Puglia. Da sempre chiediamo e pretendiamo maggior sicurezza nelle sedi dell'ex guardia medica, prive di sistemi di sicurezza idonei come inferriate, porte blindate, videocitofoni, contatti diretti con il 118 o il 113. Ma, nonostante i fatti parlino chiaro, non c'è ancora un'attenzione adeguata da parte delle istituzioni.
Guardia Medica: Scotti (Fimmg), “Per fermare aggressioni, rafforzare rapporto medico-paziente”
“Per arginare il fenomeno delle aggressioni ai medici della continuità assistenziale non servono proclami, ma proposte concrete. Ad esempio, sarebbe necessario trasferire il rapporto fiduciario medico di famiglia-paziente anche ai camici bianchi della continuità assistenziale”. Lo ha affermato il segretario nazionale della Fimmg-Continuità Assistenziale, Silvestro Scotti, commentando i dati diffusi oggi dal Sindacato dei medici italiani e secondo i quali 9 medici su 10 subiscono aggressioni durante i turni di guardia medica. .
Secondo Scotti, per risolvere il problema “i videocitofofoni, le guardie giurate e gli altri strumenti di sorveglianza, soprattutto in alcune sedi isolate servono a poco. Quello che serve davvero è che i medici della continuità assistenziale abbiano la conoscenza e la consapevolezza del paziente che hanno di fronte. Ma per questo è indispensabile avviare una stretta collaborazione tra i medici di famiglia e quelli della continuità assistenziale. Speriamo - conclude Scotti - che in sede di rinnovo contrattuale, una volta chiusa la parte economica, si affrontino questi problemi”.
7 febbraio 2010
A proposito dì Pronto Soccorso di Chieti
Leggo la notizia postata sul pronto soccorso di Chieti e mi chiedo: ma di quale Guardia Medica parlavano? Non certo di quella abruzzese. Nell'articolo si leggono, fra le altre cose, che il territorio non fa filtro. Subito prima si dice che l'ospedale assorbe il 60% delle risorse a fronte di un 45% ottimale. Ma allora di cosa parliamo? Intanto diamo dei numeri, almeno per la guardia medica della provincia di Pescara. 16 punti di guardia sparsi su un territorio che va da o metri a 2200 metri di altitudine. Territorio costituito da 2 grandi città (Pescara e Montesilvano) e da 45 paesini piccoli, sparsi, isolati, con una viabilità pessima, in cui spesso la guardia medica è l'unica risposta socio-sanitaria presente di notte e nei festivi. Le prestazioni effettuate nel 2007. Totale visite (ambulatoriali + domiciliari) 51525. Se includiamo i consigli telefonici arriviamo a 71790. La percentuale di invii al P.S. è del 2,85%. Se includiamo i consigli telefonici scende al 2.05%. Se vogliamo confrontarci sui numeri...
28 gennaio 2010
PUBBLICATA LA GRADUATORIA DEFINITIVA DEI TRASFERIMENTI IN REGIONE CAMPANIA
Pubblicata ieri nelle news dell'Assessore alla Sanità della Regione Campania la graduatoria definitiva dei medici aspiranti al trasferimento in Regione Campania
Consultabile al sito:
http://www.regione.campania.it/portal/media-type/html/user/anon/page/TFNO_DettaglioNews.psml?itemId=1758&ibName=NotiziaArea2&theVectString=-1%2C15
Consultabile al sito:
http://www.regione.campania.it/portal/media-type/html/user/anon/page/TFNO_DettaglioNews.psml?itemId=1758&ibName=NotiziaArea2&theVectString=-1%2C15
20 gennaio 2010
Il pronto soccorso scoppia: ecco la prova che il sistema non funziona
La domanda si trascina senza risposte da anni, mentre a Chieti, come altrove, il Pronto Soccorso scoppia e i cittadini si lamentano fortemente per le lunghe attese nelle sale d'aspetto.
Qui i codici bianchi e quelli verdi commentano duramente i disservizi della sanità, sopportano a malapena che i codici rossi abbiano la precedenza e dimenticano che forse il loro “star male” poteva essere risolto dal Medico di famiglia.
DURANTE LE FESTE IL PRONTO SOCCORSO INGOLFATO
Ma è proprio così? Dicevamo del calendario.
Quest'anno a Natale si sono mesi in fila almeno 4 giorni di chiusura degli studi medici: giovedì 24 prefestivo, 25 Natale, 26 sabato, 27 domenica.
Ed anche a Capodanno la sequenza è stata la stessa: giovedì 31 era prefestivo, l'1 venerdì festa, 2 sabato, 3 domenica.
Ma le malattie non sono andate in ferie tanto che proprio in quei giorni (casualmente?) il Pronto soccorso dell'ospedale di Chieti ha rischiato di andare in tilt per l'aumento improvviso della richiesta di prestazioni: 213 il giorno 28 (dopo i 4 giorni di chiusura degli studi medici) e 180 il 29 dicembre.
Lo stesso è capitato a Capodanno: 205 prestazioni sabato 2 gennaio e 186 lunedì 4. Dicevano gli antichi: “post hoc, propter hoc”.
Cioè se un fatto capita dopo un altro, probabilmente capita a causa di questo.
C'è, dunque, un collegamento diretto tra il Pronto soccorso che scoppia e gli studi medici chiusi.
E più in generale, c'è un rapporto tra l'ospedale ingolfato di ricoveri e la mancanza o l'insufficienza di filtro da parte del territorio.
Detto in altre parole e a scanso di equivoci, non solo i Medici di medicina generale (i cosiddetti mutualisti) sembrano “colpevoli”: sullo stesso piano di inefficienza rispetto al ricorso alle cure del Pronto soccorso o al ricovero ospedaliero ci sono la Guardia medica e le liste d'attesa interminabili.
E', infatti, molto probabile che chi deve aspettare sei mesi per una visita specialistica, una radiografia o un consulto cerchi la scorciatoia del Pronto soccorso.
Un altro imputato, almeno a Chieti, è il sistema viario: secondo le rilevazioni ufficiali, il 35% dei codici rossi, verdi o bianchi provengono dalle altre Asl, quella di Pescara in particolare.
Corre a Chieti il malato di Manoppello, di Scafa o di Cepagatti.
LA MEDICINA TERRITORIALE NON FA FILTRO
Dunque, a quanto risulta, se la risposta del territorio (non solo i Medici dunque) non è adeguata, il cittadino corre in ospedale.
Lì è sicuro di trovare un medico h24 ed una risposta immediata.
Ma di questo non sembra occuparsi chi gestisce la sanità.
Eppure il Fondo sanitario nazionale prevede questa divisione dei fondi a disposizione: il 45% al settore ospedaliero, il 48% al territorio, il 7% alla prevenzione (dove sono inseriti per esempio anche i veterinari, il 118 e gli uffici vaccinali).
Da un approccio solo ragionieristico, scopriamo però che in Abruzzo l'ospedale assorbe il 60% delle risorse, cioè ben un 15% in più del dovuto, proprio attingendo dai fondi che dovrebbero essere destinati al territorio.
Cosa che non avviene, con una serie di problemi a cascata: mentre il Pronto soccorso scoppia di codici verdi e bianchi che rendono difficile anche l'assistenza ai codici rossi (i traumi importanti, gli infarti ecc.), la medicina del territorio ha pochi fondi, i reparti con più ammalati erogano un'assistenza di minore qualità, i cittadini sono scontenti e non soddisfatti delle cure.
Anche perché la Guardia medica (oggi non si chiama più così: ci sono i “Medici di continuità assistenziale”, che entrano in servizio quando chiudono gli studi privati) anche per il tipo di risposta che offre al cittadino, non viene valutata come un'alternativa al Pronto soccorso.
E chi sta male nei giorni prefestivi o festivi bypassa sia il medico di famiglia che quello della continuità assistenziale, due figure stranamente assenti in Abruzzo nella realizzazione di accordi che nelle altre regioni “virtuose” hanno conseguito risultati interessanti nella diminuzione dei ricoveri ospedalieri e quindi nella spesa sanitaria complessiva.
Invece in Abruzzo si sommano le spese per i mutualisti a quelle della continuità assistenziale (un contratto della Guardia medica costa 2500 euro al mese per un paio di giorni di lavoro settimanale) per ottenere un eccesso di ricoveri. La strada del risparmio sarebbe dunque quella di riportare sul territorio il 15% sottratto, invece di tagliare i servizi o di far allungare le liste di attesa.
VIA L'UTAP, LA NUOVA FRONTIERA DELL'ASSISTENZA MEDICA LOCALE È L'UCP
Riuscirà la nuova dirigenza regionale (il commissario Gianni Chiodi e i sub commissari Giovanna Baraldi e Giancarlo Rossini) ad invertire la rotta? Sarà dura, soprattutto dopo l'unificazione territoriale delle Asl di Chieti e Lanciano e con l'aumento dei Distretti e dei Dipartimenti esistenti (cioè molti generali e colonnelli e pochi soldati: mancano infatti medici ed infermieri), con i debiti della cartolarizzazione il cui mutuo scade nel 2015.
Dopo il fallimento dell'esperienza Utap, cioè della possibilità dei medici di famiglia di mettersi insieme per assicurare l'assistenza tutto il giorno, oggi va di moda un'altra sigla: l'Ucp, l'unità di cure primarie, che dovrebbe evitare gli errori dell'Utap.
Per fare un esempio, a Guardiagrele alcuni medici di base si erano messi insieme ed avevano chiesto addirittura di essere ospitati nel locale ospedale.
Ma l'esperienza è fallita, perché la presenza dei soli medici di famiglia in pratica trasformava l'ospedale in Rsa, cioè in una residenza sanitaria dove c'era solo l'assistenza generica, senza quella specialistica.
Ma è fallita anche perché l'Utap si stava trasformando in un grande affare solo per i medici e non per i pazienti.
Infatti, un mutualista con 1500 assistiti deve svolgere 4 ore di ambulatorio al giorno per 5 giorni, cioè 20 ore settimanali.
Se una Utap riunisce 5 di questi medici, il monte ore comune dovrebbe essere di 100 ore (20 per 5 medici).
Invece se l'Utap è aperta 5 giorni per 12 ore al giorno (8-20) le ore di assistenza assicurate, alla fine risultano solo 60, mentre i medici continuano a guadagnare lo stesso ed hanno pure gli altri incentivi per aver creato questa struttura. E aumentando il numero dei medici, diminuisce proporzionalmente l'impegno orario di ciascuno, il che non è proprio il massimo del risultato assistenziale per i cittadini. Ora invece, nell'Ucp ci saranno medici mutualisti e pediatri, guardia medica notturna e specialisti. In pratica, almeno o sulla carta, questa sembra essere una risposta più completa alla domanda di sanità del cittadino.
SULLA FINE DELLE LISTE D'ATTESA SI GIOCA LA CREDIBILITÀ DEL MANAGER
E le liste d'attesa?
Chi è in grado di tagliare i mesi, a volte gli anni, per una visita specialistica? Quasi tutti i Direttori generali in passato hanno presentato piani per tagliare le liste, ma i manager sono passati e le liste sono sempre lì a testimoniare il corto circuito dell'assistenza.
Saprà l'ultimo nominato lasciare un segno in questo campo? Senza farsi tentare dall'interpretazione che queste liste nel pubblico sono un modo subdolo per favorire il privato (nella cliniche convenzionate il fenomeno è quasi assente del tutto) e che comunque gli studi privati anche senza convenzione rispondono rapidamente alla richiesta di visita (basta pagare), forse anche le liste potrebbero diminuire se ci fossero più medici.
Ma questo è un altro problema che dipende dal tetto di spesa per il personale imposto dal Piano di rientro. In attesa che il criterio adottato per rispettare il Piano non sia solo quello ragionieristico-aritmetico, ma che abbia qualche senso strategico, il Pronto soccorso di Chieti questi giorni è meno ingolfato. Non ci sono giorni festivi infrasettimanali in vista.
Qui i codici bianchi e quelli verdi commentano duramente i disservizi della sanità, sopportano a malapena che i codici rossi abbiano la precedenza e dimenticano che forse il loro “star male” poteva essere risolto dal Medico di famiglia.
DURANTE LE FESTE IL PRONTO SOCCORSO INGOLFATO
Ma è proprio così? Dicevamo del calendario.
Quest'anno a Natale si sono mesi in fila almeno 4 giorni di chiusura degli studi medici: giovedì 24 prefestivo, 25 Natale, 26 sabato, 27 domenica.
Ed anche a Capodanno la sequenza è stata la stessa: giovedì 31 era prefestivo, l'1 venerdì festa, 2 sabato, 3 domenica.
Ma le malattie non sono andate in ferie tanto che proprio in quei giorni (casualmente?) il Pronto soccorso dell'ospedale di Chieti ha rischiato di andare in tilt per l'aumento improvviso della richiesta di prestazioni: 213 il giorno 28 (dopo i 4 giorni di chiusura degli studi medici) e 180 il 29 dicembre.
Lo stesso è capitato a Capodanno: 205 prestazioni sabato 2 gennaio e 186 lunedì 4. Dicevano gli antichi: “post hoc, propter hoc”.
Cioè se un fatto capita dopo un altro, probabilmente capita a causa di questo.
C'è, dunque, un collegamento diretto tra il Pronto soccorso che scoppia e gli studi medici chiusi.
E più in generale, c'è un rapporto tra l'ospedale ingolfato di ricoveri e la mancanza o l'insufficienza di filtro da parte del territorio.
Detto in altre parole e a scanso di equivoci, non solo i Medici di medicina generale (i cosiddetti mutualisti) sembrano “colpevoli”: sullo stesso piano di inefficienza rispetto al ricorso alle cure del Pronto soccorso o al ricovero ospedaliero ci sono la Guardia medica e le liste d'attesa interminabili.
E', infatti, molto probabile che chi deve aspettare sei mesi per una visita specialistica, una radiografia o un consulto cerchi la scorciatoia del Pronto soccorso.
Un altro imputato, almeno a Chieti, è il sistema viario: secondo le rilevazioni ufficiali, il 35% dei codici rossi, verdi o bianchi provengono dalle altre Asl, quella di Pescara in particolare.
Corre a Chieti il malato di Manoppello, di Scafa o di Cepagatti.
LA MEDICINA TERRITORIALE NON FA FILTRO
Dunque, a quanto risulta, se la risposta del territorio (non solo i Medici dunque) non è adeguata, il cittadino corre in ospedale.
Lì è sicuro di trovare un medico h24 ed una risposta immediata.
Ma di questo non sembra occuparsi chi gestisce la sanità.
Eppure il Fondo sanitario nazionale prevede questa divisione dei fondi a disposizione: il 45% al settore ospedaliero, il 48% al territorio, il 7% alla prevenzione (dove sono inseriti per esempio anche i veterinari, il 118 e gli uffici vaccinali).
Da un approccio solo ragionieristico, scopriamo però che in Abruzzo l'ospedale assorbe il 60% delle risorse, cioè ben un 15% in più del dovuto, proprio attingendo dai fondi che dovrebbero essere destinati al territorio.
Cosa che non avviene, con una serie di problemi a cascata: mentre il Pronto soccorso scoppia di codici verdi e bianchi che rendono difficile anche l'assistenza ai codici rossi (i traumi importanti, gli infarti ecc.), la medicina del territorio ha pochi fondi, i reparti con più ammalati erogano un'assistenza di minore qualità, i cittadini sono scontenti e non soddisfatti delle cure.
Anche perché la Guardia medica (oggi non si chiama più così: ci sono i “Medici di continuità assistenziale”, che entrano in servizio quando chiudono gli studi privati) anche per il tipo di risposta che offre al cittadino, non viene valutata come un'alternativa al Pronto soccorso.
E chi sta male nei giorni prefestivi o festivi bypassa sia il medico di famiglia che quello della continuità assistenziale, due figure stranamente assenti in Abruzzo nella realizzazione di accordi che nelle altre regioni “virtuose” hanno conseguito risultati interessanti nella diminuzione dei ricoveri ospedalieri e quindi nella spesa sanitaria complessiva.
Invece in Abruzzo si sommano le spese per i mutualisti a quelle della continuità assistenziale (un contratto della Guardia medica costa 2500 euro al mese per un paio di giorni di lavoro settimanale) per ottenere un eccesso di ricoveri. La strada del risparmio sarebbe dunque quella di riportare sul territorio il 15% sottratto, invece di tagliare i servizi o di far allungare le liste di attesa.
VIA L'UTAP, LA NUOVA FRONTIERA DELL'ASSISTENZA MEDICA LOCALE È L'UCP
Riuscirà la nuova dirigenza regionale (il commissario Gianni Chiodi e i sub commissari Giovanna Baraldi e Giancarlo Rossini) ad invertire la rotta? Sarà dura, soprattutto dopo l'unificazione territoriale delle Asl di Chieti e Lanciano e con l'aumento dei Distretti e dei Dipartimenti esistenti (cioè molti generali e colonnelli e pochi soldati: mancano infatti medici ed infermieri), con i debiti della cartolarizzazione il cui mutuo scade nel 2015.
Dopo il fallimento dell'esperienza Utap, cioè della possibilità dei medici di famiglia di mettersi insieme per assicurare l'assistenza tutto il giorno, oggi va di moda un'altra sigla: l'Ucp, l'unità di cure primarie, che dovrebbe evitare gli errori dell'Utap.
Per fare un esempio, a Guardiagrele alcuni medici di base si erano messi insieme ed avevano chiesto addirittura di essere ospitati nel locale ospedale.
Ma l'esperienza è fallita, perché la presenza dei soli medici di famiglia in pratica trasformava l'ospedale in Rsa, cioè in una residenza sanitaria dove c'era solo l'assistenza generica, senza quella specialistica.
Ma è fallita anche perché l'Utap si stava trasformando in un grande affare solo per i medici e non per i pazienti.
Infatti, un mutualista con 1500 assistiti deve svolgere 4 ore di ambulatorio al giorno per 5 giorni, cioè 20 ore settimanali.
Se una Utap riunisce 5 di questi medici, il monte ore comune dovrebbe essere di 100 ore (20 per 5 medici).
Invece se l'Utap è aperta 5 giorni per 12 ore al giorno (8-20) le ore di assistenza assicurate, alla fine risultano solo 60, mentre i medici continuano a guadagnare lo stesso ed hanno pure gli altri incentivi per aver creato questa struttura. E aumentando il numero dei medici, diminuisce proporzionalmente l'impegno orario di ciascuno, il che non è proprio il massimo del risultato assistenziale per i cittadini. Ora invece, nell'Ucp ci saranno medici mutualisti e pediatri, guardia medica notturna e specialisti. In pratica, almeno o sulla carta, questa sembra essere una risposta più completa alla domanda di sanità del cittadino.
SULLA FINE DELLE LISTE D'ATTESA SI GIOCA LA CREDIBILITÀ DEL MANAGER
E le liste d'attesa?
Chi è in grado di tagliare i mesi, a volte gli anni, per una visita specialistica? Quasi tutti i Direttori generali in passato hanno presentato piani per tagliare le liste, ma i manager sono passati e le liste sono sempre lì a testimoniare il corto circuito dell'assistenza.
Saprà l'ultimo nominato lasciare un segno in questo campo? Senza farsi tentare dall'interpretazione che queste liste nel pubblico sono un modo subdolo per favorire il privato (nella cliniche convenzionate il fenomeno è quasi assente del tutto) e che comunque gli studi privati anche senza convenzione rispondono rapidamente alla richiesta di visita (basta pagare), forse anche le liste potrebbero diminuire se ci fossero più medici.
Ma questo è un altro problema che dipende dal tetto di spesa per il personale imposto dal Piano di rientro. In attesa che il criterio adottato per rispettare il Piano non sia solo quello ragionieristico-aritmetico, ma che abbia qualche senso strategico, il Pronto soccorso di Chieti questi giorni è meno ingolfato. Non ci sono giorni festivi infrasettimanali in vista.
17 gennaio 2010
Grazie alla guardia medica italiana, altro che Florida
Pubblicato sul "http://www.corriere.it/solferino/severgnini/" una lettera che inviatami dal Dr. Domenico Crisarà merita la possibilità di essere messa a conoscenza di tanti operatori che forse al mattino si chiedono perchè e se hanno svolto utilmente il loro lavoro, ma anche di essere portata all'attenzione di tanti che usano questo servizio e non ne comprendono pienamente l'utilità.
"Cari Italians,
rientro in Italia dalla Florida per passare le feste di Natale con la famiglia. Con me e mia moglie arriva un virus intestinale che ci mette tutti a letto per tre giorni. Chiamo la guardia medica (Gallarate e Somma Lombardo). Personale gentilissimo, un medico che risponde direttamente (senza passare da tanti messaggi pre-registrati), spiegazioni dettagliate, invito a richiamare se necessario: il tutto senza pagare un euro. Non mi hanno nemmeno chiesto come mi chiamavo.
Ho detto a mia moglie: ti immagini la stessa cosa in Florida? Qui i medici generici ricevono solo per appuntamento. Nessun medico dà informazioni, né per telefono né di persona, prima di aver fatto firmare tutta una serie di documenti legali al paziente. Al pronto soccorso, se non stai proprio per morire, ti mettono in attesa per un'ora come minimo, poi ti danno qualche medicina per curare i sintomi e qualche giorno dopo ti arriva un conto di qualche centinaio di dollari. L'assicurazione medica (se ce l'hai) paga di solito attorno al 90%. Morale, se hai mal di pancia, ti conviene tenertelo e aspettare che passi da solo. Sicuramente esistono altre professioni in Italia che vengono sottopagate e funzionano solo grazie al senso del dovere dei singoli. Sentiamo spesso di gravi errori dei medici italiani. Ma onore al sistema e al personale della guardia medica.
Giorgio Turri, gturri@hotmail.com"
"Cari Italians,
rientro in Italia dalla Florida per passare le feste di Natale con la famiglia. Con me e mia moglie arriva un virus intestinale che ci mette tutti a letto per tre giorni. Chiamo la guardia medica (Gallarate e Somma Lombardo). Personale gentilissimo, un medico che risponde direttamente (senza passare da tanti messaggi pre-registrati), spiegazioni dettagliate, invito a richiamare se necessario: il tutto senza pagare un euro. Non mi hanno nemmeno chiesto come mi chiamavo.
Ho detto a mia moglie: ti immagini la stessa cosa in Florida? Qui i medici generici ricevono solo per appuntamento. Nessun medico dà informazioni, né per telefono né di persona, prima di aver fatto firmare tutta una serie di documenti legali al paziente. Al pronto soccorso, se non stai proprio per morire, ti mettono in attesa per un'ora come minimo, poi ti danno qualche medicina per curare i sintomi e qualche giorno dopo ti arriva un conto di qualche centinaio di dollari. L'assicurazione medica (se ce l'hai) paga di solito attorno al 90%. Morale, se hai mal di pancia, ti conviene tenertelo e aspettare che passi da solo. Sicuramente esistono altre professioni in Italia che vengono sottopagate e funzionano solo grazie al senso del dovere dei singoli. Sentiamo spesso di gravi errori dei medici italiani. Ma onore al sistema e al personale della guardia medica.
Giorgio Turri, gturri@hotmail.com"
15 gennaio 2010
In piazza per difendere il Poliambulatorio
I medici laziali in rivolta contro l'annunciata chiusura dell'ex guardia medica di via Canova. Oggi, spiegano i rappresentanti del Sindacato Medici Italiani del Lazio, verrà chiuso il servizio notturno di continuità assistenziale ubicato presso il Poliambulatorio. «I circa 50mila cittadini, residenti nel centro storico, verranno così privati di un altro servizio indispensabile per la salute, con l'ulteriore aggravio della mancanza di altri punti sanitari, sottolineano allo Smi, che minaccia di «scendere in piazza in difesa del servizio sospeso». «È una decisione che ci lascia basiti - afferma Paolo Marotta, dello Smi-Lazio - Purtroppo si tratta di un ulteriore impoverimento di strutture sanitarie fondamentali per i cittadini. Basti pensare che, a seguito della chiusura dell'ospedale San Giacomo, che gestiva centinaia di codici rossi, il Poliambulatorio di via Canova è l'unico punto di riferimento per l'utenza che, a partire da oggi, non potrà più far riferimento sulla continuità assistenziale dalle ore 20 alle 8. Motivo per cui verranno ulteriormente ingolfati i pronto soccorso dei nosocomi attigui (Santo Spirito, Fatebenefratelli-Isola Tiberina, Umberto I e San Giovanni). Stesso discorso per il presidio territoriale del nuovo Regina Margherita. Lo Smi-Lazio affiancherà, dunque, l'Idv nella persona dell'onorevole Stefano Pedica e tutte le altre sigle sindacali in un sit-in di protesta contro la chiusura del succitato servizio». Immediata la replica del consigliere regionale Pd, Augusto Battaglia: «Vorrei rassicurare l'onorevole Pedica, e con lui il Smi, e precisare che la chiusura del servizio notturno del presidio di via Canova, prevista per il 1° febbraio, non provocherà alcun indebolimento nella rete sanitaria in quanto il servizio proseguirà all'interno del centro storico, presso il Nuovo Regina Margherita. È una misura compresa all'interno di quel processo di riorganizzazione e rafforzamento dei servizi sanitari regionali e del Centro della Capitale che in questi anni ha già visto l'apertura dei nuovi presidi del Sant'Anna e di via Luzzatti e che, a breve, porterà all'apertura dei cantieri per la ristrutturazione del nuovo San Giacomo. L'attivazione del servizio H24 di via Canova era stata decisa, in via sperimentale, dopo la chiusura del San Giacomo, con l'esplicita determinazione di verificarne il tasso di utilizzo nelle ore notturne da parte dei residenti e che, proprio la scarsità di ricorso al servizio, ha indotto, dopo un anno, a deliberarne la sospensione».
14 gennaio 2010
Le negano la pillola del giorno dopo e lei denuncia la Asl
TERAMO. Ha trascinato la Asl in tribunale con l’a ccusa di non averle dato la pillola del giorno dopo. Per questo ha dovuto affrontare una maternità non voluta: ora una donna di 37 anni chiede che l’azienda sanitaria di Teramo le paghi un risarcimento danni di mezzo milione di euro. La seconda udienza davanti al giudice civile, in programma ieri, è stata aggiornata a maggio.
La donna, residente in una cittadina della costa vibratiana, è rappresentata dall’avvocato Felice Franchi del foro di Ascoli, mentre l’azienda sanitaria si è affidata all’a vvocato Bruno Massucci. La donna, oltre alla maternità non voluta, ha dovuto far fronte anche alla decisione del partner di non riconoscere il bambino che è nato da quel rapporto sessuale.
LA STORIA. Tutto inizia tre anni fa, quando durante un rapporto sessuale all’uomo che è con la donna si rompe il preservativo, causando così la dispersione del liquido seminale. Quando la giovane si accorge della lacerazione del profilattico, inizia una sorta di pellegrinaggio tra strutture sanitarie e ambulatori medici, per chiedere la pillola del giorno dopo ed interrompere così quella gravidanza non programmata. Per prima cosa prova a chiedere aiuto alla guardia medica di Tortoreto, che però si rifiuta di prescriverle l’anticoncezionale. Il giorno dopo, secondo quanto denunciato dalla donna nell’atto di citazione, tenta la strada del pronto soccorso dell’ospedale di Giulianova. I medici del pronto soccorso, dopo averla visitata, la indirizzano al reparto di ginecologia. Qui arriva un nuovo categorico no alla pillola. Lo stesso succede anche alla guardia medica di Giulianova dove è stata mandata dai medici. Solo dopo qualche giorno ottiene da un medico ginecologo la ricetta per l’acquisto del farmaco. Ma è troppo tardi: è trascorso troppo tempo tra l’avvenuto rapporto sessuale e l’assunzione della pillola del giorno dopo.
La donna, residente in una cittadina della costa vibratiana, è rappresentata dall’avvocato Felice Franchi del foro di Ascoli, mentre l’azienda sanitaria si è affidata all’a vvocato Bruno Massucci. La donna, oltre alla maternità non voluta, ha dovuto far fronte anche alla decisione del partner di non riconoscere il bambino che è nato da quel rapporto sessuale.
LA STORIA. Tutto inizia tre anni fa, quando durante un rapporto sessuale all’uomo che è con la donna si rompe il preservativo, causando così la dispersione del liquido seminale. Quando la giovane si accorge della lacerazione del profilattico, inizia una sorta di pellegrinaggio tra strutture sanitarie e ambulatori medici, per chiedere la pillola del giorno dopo ed interrompere così quella gravidanza non programmata. Per prima cosa prova a chiedere aiuto alla guardia medica di Tortoreto, che però si rifiuta di prescriverle l’anticoncezionale. Il giorno dopo, secondo quanto denunciato dalla donna nell’atto di citazione, tenta la strada del pronto soccorso dell’ospedale di Giulianova. I medici del pronto soccorso, dopo averla visitata, la indirizzano al reparto di ginecologia. Qui arriva un nuovo categorico no alla pillola. Lo stesso succede anche alla guardia medica di Giulianova dove è stata mandata dai medici. Solo dopo qualche giorno ottiene da un medico ginecologo la ricetta per l’acquisto del farmaco. Ma è troppo tardi: è trascorso troppo tempo tra l’avvenuto rapporto sessuale e l’assunzione della pillola del giorno dopo.
LA GRAVIDANZA. La donna vive 28 giorni in ansia, sperando di non essere rimasta incinta. Ma le successive analisi e il test di gravidanza non lasciano spazio ai dubbi. La 37enne dopo nove mesi partorisce un maschietto. La giovane mamma spera almeno nel sostegno economico e morale del padre del bimbo, ma l’uomo non vuole riconoscerlo. La donna, come sostiene nell’atto di citazione, deve affrontare la gravidanza da sola «subendo un danno morale, biologico, esistenziale, patrimoniale e alla vita di relazione». «Il ritardo con cui la sanità pubblica le ha prestato soccorso per interrompere la gravidanza prima della formazione del feto», si legge ancora nella denuncia presentata dalla donna, «è stato deleterio». Una omissione considerata grave dalla mamma che ha deciso di chiedere un maxi risarcimento danni alla Asl che le ha vietato la pillola del giorno dopo. Prima di ricorrere alla carta bollata, la donna ha tentato anche di ottenere in via breve un ristoro economico dalla Asl ma senza successo, visto che la sua richiesta di risarcimento non ha avuto nessuna risposta. Ha così deciso di agire con una denuncia trascinando l’ azienda sanitaria locale davanti al tribunale civile di Teramo per chiedere giustizia. Ora sarà il giudice a decidere.
6 gennaio 2010
PUBBLICATA LA GRADUATORIA REGIONALE DEFINITIVA PER LA MEDICINA GENERALE VALIDA PER L’ANNO 2010 IN REGIONE CAMPANIA
I Colleghi interessati ad incarichi di sostituzione, inseriti nella graduatoria definitiva, possono presentare domanda alle ASL ai sensi dell'AIR vigente.
La graduatoria è consultabile sul sito:
http://burc.regione.campania.it/eBurcWeb/directServlet?DOCUMENT_ID=6059&ATTACH_ID=6109
La graduatoria è consultabile sul sito:
http://burc.regione.campania.it/eBurcWeb/directServlet?DOCUMENT_ID=6059&ATTACH_ID=6109
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